Corriere della Sera

Memo Remigi, il ritorno «Vado in tour nelle Rsa, gli anziani fanno il coro»

L’artista alla vigilia degli 82 anni: ora mi diverto in tv

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«S apessi com’è strano /Darsi appuntamen­to a Milano/ In un grande magazzino/ In piazza o in galleria/ Che pazzia Che pazzia».

Parole dell’intramonta­bile canzone «Innamorati a Milano» scritta da Memo Remigi con Alberto Testa e poi proposta anche da Ornella Vanoni. «Versi diventati attualissi­mi di fronte alla tragedia che siamo vivendo», spiega Memo Remigi, che il 27 maggio compirà 82 anni e che conosce una seconda giovinezza artistica grazie alle sue ospitate a«propaganda Live» (La7).

«La Milano che io ho cantato ora non esiste. Stento a riconoscer­e una delle più belle metropoli d’europa immersa in un clima di guerra con la gente che fa la fila per far incetta inutile di cibo inutile. All’inizio forse l’abbiamo presa alla leggera. Poi le carovane di carri mortuari... Nascondiam­o la nostra paura dietro una mascherina. Il mio pensiero corre a quelli che sono finiti in rianimazio­ne senza poter salutare i propri cari. Che poi si sono visti recapitare una fattura da tremila euro per spese di cremazione avvenuta chissà dove e chissà quando».

Come è cambiata la sua vita in questi due mesi?

«Stavo facendo un tour proprio nella case di riposo per anziani. Ho visto persone ben curate e assistite con tenerezza. Quando vado in questi posti — l’ultima esibizione in una Rsa di Clusone — canto con loro le canzoni che loro conoscono. In genere il concerto diventa un coro. Gente della mia generazion­e meno fortunata di me. Ho dovuto interrompe­re questo tour per ovvi motivi. Il programma di venerdì in Propaganda Live mi ha messo a confronto con tanti giovani che prima non mi conoscevan­o. Mi sono messo in gioco».

Come spiega la sua longevità artistica?

«Ho fatto gli incontri giusti.

Con Alberto Testa che è stato il mio Mogol e soprattutt­o con l’editore Giovanni D’anzi. Ogni mattina prendevo il treno da Como. Poi a piedi da Cadorna. Via Dante fino a Galleria

del Corso. Bussavo all’ufficio di D’anzi e lui mi metteva al pianoforte e mi ordinava in dialetto milanese “Fam sentì sa ta suna stà matina” . Poi mi fermava e diceva “questo va bene, questo no. No, quel che ta ha fatto prima».

Che Milano era?

«Si girava in auto in corso Vittorio Emanuele, si faceva crocchio in piazza Pattari e poi tutti a mangiare alla Grotta Piemontese. Dietro i grandi portoni, grandi cortili su cui si affacciava­no case di ringhiera e dappertutt­o gerani e basilico».

Le sue giornate oggi?

«Ho un cane bassotto a pelo ruvido chiamato Bacio che bacia tutti e morde solo me. Ma lo fa con tenerezza. Gli ho dedicato una canzone intitolata “Un essere speciale”».

Un ricordo di quegli anni?

«Avevo un cocker trovatello e gli dedicai un brano chiamato “Mon ami”, il mio amico in francese. Ero in auge grazie all’aiuto di Pippo Baudo che mi ospitava a “Settevoci”. Accettai una serata in Veneto. Attaccai “Mon ami” e la gente che ignorava il francese si infuriò.

Mona a chi? Mona te sarà ti e i tui parenti».

Ha avuto una vita sentimenta­le molto intensa. Barbara d’urso parla sempre bene di lei...

«Lei arrivava da Napoli. Abbiano convissuto bene assieme per quattro anni. Lei voleva fare la modella e io le insegnai come destreggia­rsi nel mondo dello spettacolo e della moda. Lei aveva vent’anni e io 39. Le evitai di perdere tempo

Ricordi

«La Milano che cantavo non esiste più. Io sopravvivo felice con mia moglie Lucia»

con i marpioni. Però Barbara è molto cambiata da allora».

E adesso?

«Sopravvivo felice con mia moglie Lucia Russo. Ce la spassiamo. Viviamo insieme. Ci amiamo nonostante le mie numerose scivolate d’ala».

Cosa ha imparato dalla vita?

«Mi viene una battuta politicame­nte scorretta: il cane ti dà tutto e non ti chiede niente, mentre la donna non ti dà niente e prende tutto».

Cinico? Disilluso?

«Sapessi come è strano sentirsi contaminat­o a Milano...».

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Memo Remigi in una delle residenze per anziani dove si esibisce: l’ultima prima dell’emergenza Covid-19 è stata quella di Clusone
Sorrisi Memo Remigi in una delle residenze per anziani dove si esibisce: l’ultima prima dell’emergenza Covid-19 è stata quella di Clusone

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