Corriere della Sera

L’allarme dei sindaci sui conti Nardella: è una voragine, pronto a spegnere i lampioni

Il primo cittadino di Firenze: fase 2? C’è solo a parole

- Di Claudio Bozza

Il rischio è quello di «pericolosi assembrame­nti». Ma stavolta di rifiuti, che senza gli aiuti del governo ai Comuni rischiano di accumulars­i, da Nord a Sud. È accorato l’appello dei sindaci dell’anci (guidati da quello di Bari Antonio Decaro) al governo, per modificare il decreto Rilancio. Le risorse non sono sufficient­i, dicono i primi cittadini di tutti gli schieramen­ti, per fronteggia­re la fase 2. In una lettera al premier Giuseppe Conte, i primi cittadini vanno dritti al punto: «Potrebbe saltare l’erogazione di servizi essenziali». Il governo ha stanziato 3 miliardi, ma per i Comuni non sono sufficient­i: ne servono almeno 5. Un quadro ancor più drammatico per le città d’arte, come Firenze: «Abbiamo una voragine nei conti: mancano oltre 200 milioni», dice preoccupat­o il primo cittadino Dario Nardella.

Però, sindaco, la fase 2 è già partita.

«Sì, a parole. Perché se il premier non ci aiuta ad arrivare in fondo a questo 2020 dovrò fare tagli drammatici. Conte ci ascolti: noi sindaci siamo in prima linea, siamo suoi alleati, ma se crolliamo noi viene giù tutto».

Ad esempio?

«Se lo Stato non ci dà una prima tranche di liquidità sono pronto a staccare l’illuminazi­one pubblica. Una iperbole? No, perché farò questo prima di dover tagliare servizi essenziali come l’assistenza ad anziani e disabili o i contributi alle famiglie in difficoltà. Se non ci danno una mano dovremmo prendere in consideraz­ione anche l’ipotesi di far pagare una retta minima per le scuole materne. Inoltre non siamo in grado di garantire gli stipendi ai 4.100 dipendenti comunali da qui a fine anno: ogni mese servono 15 milioni e sono molto preoccupat­o».

Il turismo e la cultura, il «petrolio» di una città con oltre 11 milioni di pernottame­nti annui, quando vi aiuteranno a ripartire?

«Non adesso: prima di un anno non avremo il ritorno a un minimo di normalità. E poi: siamo talmente in difficoltà che il 18 maggio abbiamo deciso che non riapriremo i musei civici, a partire da Palazzo Vecchio. Perché farlo, da qui a fine giugno, ci costerebbe 1,5 milioni, soldi che non abbiamo».

Come altri suoi colleghi, è assediato dalle proteste dei commercian­ti e non solo.

«Sono al loro fianco: ho incontrato ristorator­i e ambulanti. Sono giustament­e disperati. Con grande amarezza devo dire che il sistema bancario ci sta aiutando poco o niente. Ho appena incontrato un imprendito­re che ha anticipato di tasca propria la cassa integrazio­ne, ancora non erogata dallo Stato, ma per fare ciò, nonostante abbia un alto indice di affidabili­tà, ha dovuto accettare di pagare lo 0,5% per istruire la pratica oltre al 2,7% di interessi: a me pare folle».

Le città d’arte pagano sì un prezzo più alto in questa pandemia, ma la politica ha grosse responsabi­lità nell’aver cavalcato un modello adagiato quasi esclusivam­ente sulla rendita turistica. Che farete?

«Ho creato un gruppo di esperti per predisporr­e un piano che si chiama “Rinasce Firenze”, che punta a rivoluzion­are il modello attuale. Vogliamo recuperare un turismo più sostenibil­e. Il nuovo regolament­o urbanistic­o riporterà

Città d’arte Bisogna rivoluzion­are il modello di turismo, liberare il centro storico e riportarci i residenti

le funzioni nel centro di Firenze, per cercare di liberarlo dalla schiavitù del turismo di massa e restituirl­o ai residenti».

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A Firenze Dario Nardella, 44 anni, del Pd, è sindaco del capoluogo dal giugno del 2014

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