LE ATTIVITÀ
attività secondo uno schema che avrebbe potuto garantire una ragionevole sicurezza. Era basato su «quattro D»: diagnosi, digitalizzazione, distanza, dispositivi di protezione, con l’aggiunta della quinta voce, quella dei diritti alla mobilità, al lavoro e alle relazioni sociali. Poi l’atteggiamento è cambiato. Complici i movimenti di massa nei parchi e nei luoghi di ritrovo a partire dal 4 maggio, ma anche — secondo l’amministrazione lombarda — i silenzi di Palazzo Chigi. In una lettera inviata al premier, per esempio, Fontana aveva proposto di differire l’ingresso al lavoro tra le 8 e le 12, di consentire la riapertura dei negozi solo dalle 11 e di disincentivare gli spostamenti non motivati nelle ore di punta. Il governo non avrebbe risposto. E questo lascia aperti molti dubbi, a partire dal problema della concertazione con sindacati e associazioni di categoria, interlocutori imprescindibili per definire una diversa organizzazione degli orari di lavoro. Un passaggio che, per il governo lombardo, dovrebbe avvenire a livello nazionale.