Molise, il funerale non autorizzato che fa riesplodere i casi di contagio
A decine al corteo funebre il 30 aprile a Campobasso Il sindaco: «Membri di una comunità Rom integrata» Ora 73 sono positivi. I rischi di una nuova impennata
Il 30 aprile un corteo funebre non autorizzato con qualche decina di persone di troppo. L’altro giorno un’irruzione di quattro persone all’ospedale Cardarelli, violando tutti i divieti, per portare i panni puliti a un parente dopo aver girovagato per tre reparti. In mezzo, nel giro di meno di due settimane, l’insorgere di un focolaio di Covid-19 che vede positivi già 73 componenti della comunità rom di Campobasso e altri 70 in attesa del risultato del tampone. Ma non si esclude, data l’alta velocità con cui si è diffuso il contagio, che vi possano essere in circolazione altri soggetti potenzialmente pericolosi.
L’allarme è alto, il sindaco Roberto Gravina (M5S) chiede l’intervento del ministro
La scheda
● Le persone attualmente positive al coronavirus in Molise sono 229 (dati della Protezione civile diffusi ieri)
● Ben 73 appartengono alla comunità Rom di Campobasso. Il contagio è avvenuto a un funerale con tanto di corteo celebrato il 30 aprile dell’interno. «C’è il forte rischio che queste persone non rispettino la quarantena. Bisogna adottare un controllo 24 ore su 24 altrimenti la situazione rischia di sfuggire di mano. Io continuo a ricevere segnalazioni di soggetti di questa comunità che non si attengono alle regole. E tutto voglio tranne fare o sentire discorsi razzisti».
Il clima nella città molisana rischia di farsi pesante. Quel che è successo il 30 aprile ha lasciato sconcertati. «E la gente ha ragione — spiega il sindaco —. Non era stato autorizzato né il funerale né un corteo. La Questura, però, aveva saputo che c’era l’intenzione di radunarsi. E aveva anche emesso un ordine di servizio coinvolgendo poliziotti e carabinieri perché controllassero e disperdessero eventuali raduni». Ma quel giorno in via Liguria, come dimostrano i filmati girati dai cittadini e messi in Rete, l’assembramento c’è stato. «Evidentemente — aggiunge Gravina — qualcuno non ha rispettato gli ordini o si è distratto».
Quel che è certo, al di là della causa prima del contagio, è che una settimana dopo nella comunità rom sono cominciati
Il corteo Decine di persone accompagnano il carro funebre il 30 aprile a Campobasso a spuntare i primi casi. E dall’8 maggio sono aumentati esponenzialmente. Gettando una luce sinistra su una Regione, il Molise, che fino a quel giorno poteva «vantarsi» di essere una delle meno colpite dalla pandemia. Nei bollettini diramati quotidianamente dalla Protezione civile appariva come una sorta di isola felice. Poi, proprio mentre altrove i numeri cominciavano a essere rassicuranti, ecco l’impennata a Campobasso.
«Io voglio evitare la ghettizzazione di una comunità che, a parte qualche soggetto, è abbastanza integrata — sottolinea il sindaco (vivono tutti in appartamenti, non esiste un campo rom ndr) —. Ma dall’altro, devo tutelare i cittadini che rispettano le regole e che sono preoccupati per taluni comportamenti che rischiano di mettere in pericolo la salute di tutti». Tra Gravina e il prefetto nei giorni scorsi non sono mancati i confronti serrati. Anche nella riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza di lunedì pomeriggio la contrapposizione è stata netta. «Condanno i comportamenti irresponsabili — conclude il sindaco — ma vorrei che si evitassero anche le posizioni superficiali. Qui serve un controllo rigido, altrimenti sono guai».