Fauci gela Trump e l’america: «Rischi enormi se riapriamo presto»
Il virologo al Senato mentre molti Stati ripartono senza seguire le linee guida della sua task force. Sul vaccino: potremmo avere il prototipo tra autunno e inverno
WASHINGTON Anthony Fauci è preoccupato per l’oggi: «Occorre riaprire il Paese con prudenza, altrimenti rischiamo un balzo all’indietro con gravi conseguenze per la salute pubblica e per l’economia». Ma è «cautamente ottimista» per il domani: «Potremmo avere il prototipo di un vaccino tra l’autunno e l’inverno».
Il virologo più importante d’america, figura di riferimento nella task force anticovid 19, ha partecipato ieri a un’audizione di tre ore e mezza davanti alla Commissione Sanità del Senato.
Una seduta inusuale con pochi parlamentari nell’aula di Capitol Hill e molti altri collegati da remoto, a cominciare dal presidente, il repubblicano Lamar Alexander, in quarantena cautelare, che ha condotto i lavori dal salotto, in compagnia del suo cane.
C’era molta attesa per il messaggio di Fauci, in una fase di scelte cruciali. Oltre quaranta Stati hanno già riavviato, o lo stanno per fare, le attività economiche e commerciali. Nessuno di loro ha seguito le direttive della task force, in particolare quella cardine: aspettare 14 giorni consecutivi di calo nel numero dei contagiati prima di allentare l’ordine di rimanere a casa. La spinta e l’impazienza di Donald Trump crescono giorno dopo giorno. Di fatto le raccomandazioni degli scienziati sono state superate. Fauci, però, insiste: «Probabilmente i morti sono più degli ottantamila registrati nelle statistiche. Nella media la curva dei contagi inizia lentamente a scendere. In alcune aree, come nello Stato di New York, la tendenza migliora, ma in altre stiamo vedendo l’impennata dell’epidemia. Ci dobbiamo muovere con estrema cautela».
Il virologo, però, in videoconferenza da Bethesda (vicino a Washington), è sembrato consapevole che il suo richiamo non fermerà il partito della riapertura. Nell’amministrazione non ci sono sponde: nessuno osa contraddire il presidente. E sul territorio i governatori repubblicani (con qualche eccezione, come nel Maryland) si sono già organizzati diversamente. Ecco allora che Fauci rilancia, chiedendo di gestire la fase due in modo oculato. Bisogna mantenere le misure di contenimento, anche in vista della possibile ripresa delle lezioni nelle scuole e nelle università. Occorre smorzare la potenza del coronavirus fino a quando non sarà disponibile un vaccino: «Devo rivedere le mie previsioni rispetto a qualche mese fa. Abbiamo diversi candidati in sviluppo e i tempi si stanno accorciando. Penso che tra la fine dell’autunno e l’inizio dell’inverno potremmo avere il vaccino. Le industrie forzeranno i tempi e cominceranno a produrre le dosi prima che siano noti tutti i risultati. Penso che il vaccino sarà efficace, perché la stragrande maggioranza dei malati ha sconfitto questo virus e quindi possiamo stimolare il nostro corpo a sviluppare le barriere necessarie».
I senatori hanno convocato anche i vertici sanitari del Paese. Tutti hanno indicato l’altro tema centrale: la necessità di aumentare il numero di test e di mettere a punto sistemi di tracciamento. Su kit e tamponi gli Stati Uniti sono partiti nettamente in ritardo. Ora, ha assicurato l’ammiraglio Brett Giroir, responsabile operativo del ministero della Sanità, il sistema sta recuperando. Obiettivo: eseguire circa 40-50 milioni di test al mese, a partire da settembre. Per Fauci «è la condizione indispensabile se vogliamo evitare di essere travolti da un’altra ondata in autunno».