I post dell’odio, le mosse della Procura
La 24enne cooperante è apparsa in caserma molto tranquilla, ha detto di non aver letto nessuno degli attacchi contro di lei Il ministro Di Maio nega il riscatto: «Non mi risulta»
Nessuno — nell’assembramento di tv che ne assedia l’abitazione — l’ha vista uscire da casa, la felpa sopra un vestito nero a fiori, scarpe da tennis e calze spesse blu, avvolta in una pashmina rossa a motivi geometrici dorati. Ma ieri pomeriggio Silvia Romano é stata ascoltata come persona informata sui fatti dal pm milanese Alberto Nobili, titolare del procedimento a carico di ignoti per «minacce aggravate» ai danni della 24enne cooperante, rapita nel villaggio di Chakama in Kenya il 20 novembre 2018, rimasta 18 mesi in mano ai terroristi di matrice estremista islamica, e liberata sabato scorso in Somalia.
L’audizione si è svolta nella caserma del Ros dei carabinieri in via Lamarmora, e il pm ha ascoltato anche la mamma di Silvia Romano. Entrambe hanno spiegato di non avere al momento elementi per cogliere qualche spunto sulla provenienza (da persone eventualmente conosciute o da ambienti frequentati) dei messaggi ricevuti sui social-network soprattutto in rapporto alla sua conversione all’islam.
La giovane ha aggiunto di non averne anzi letto alcuno, e fatto presente di non aver mai avuto esperienze in gruppi politici o associazioni di matrice religiosa. Romano si è mostrata alquanto indifferente alla valanga di reazioni non benevole piovutele addosso dopo la notizia della conversione e del pagamento di un riscatto; ha detto ad esempio di non essere a conoscenza del post con la sua foto, e sotto scritto «impiccatela», ad opera di un consigliere comunale «venetista» di Asolo (Treviso), che poi ha presto rimosso il messaggio; e non ha fatto commenti ma ha soltanto liquidato con una risata il post nel quale il parlamentare Vittorio Sgarbi suggeriva per iperbole che la giovane andasse «arrestata» per «concorso esterno in associazione terroristica».
L’interrogatorio si è invece attenuto strettamente al tema delle minacce, sia per non pesare ulteriormente sul momento psicologico dell’ostaggio appena liberata (non a caso il padre Enzo, sfinito, ieri ripeteva «vogliamo stare in pace, abbiamo una ragazza da proteggere, abbiamo bisogno solo di ossigeno»), sia per non sovrapporsi in alcun modo all’inchiesta principale sul sequestro che è condotta dal pm Sergio Colaiocco della Procura di Roma, competente per i reati commessi ai danni di italiani all’estero.la 24enne cooperante è apparsa in caserma molto tranquilla, ribadendo di essere del tutto in pace con se stessa. E, a chi la salutava, ha ripetuto di essere partita in Kenya per aiutare bambini che avevano bisogno, convinta di andare a fare qualcosa in cui credeva e crede profondamente. Qualcosa — ha ripetuto — che rifarebbe in tutto, da cima a fondo.
Sulla sua vicenda anche ieri non sono mancate polemiche eterogenee. «Silvia Romano è una vittima: dei suoi rapitori, e anche di un governo che ha spettacolarizzato la sua tragedia», ritiene Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’italia. «I soldi versati dai contribuenti, che il governo Conte ha ceduto ai terroristi islamisti somali per pagare il riscatto, serviranno a finanziare altre stragi», aggiunge il deputato leghista Paolo Grimoldi. Ma il ministro degli Esteri Luigi Di Maio in serata nega: «Non mi risultano riscatti. Perché la parola di un terrorista intervistato vale più di quella dello Stato italiano?». E sui messaggi minatori alla giovane aggiunge: «Rischiamo di farla avere la scorta in Italia dopo che l’abbiamo liberata dai terroristi». E la vicepresidente della Camera Mara Carfagna propone «un albo delle attività di volontariato in scenari internazionali ad alto rischio».
Minacce aggravate Procedimento per minacce aggravate a carico di ignoti. Sentite Silvia e la madre
La risata su Sgarbi
La giovane ha liquidato con una risata la notizia sulla richiesta di Sgarbi di farla arrestare