«Da uomo di destra dico: mai e poi mai si giudichi una scelta in prigionia»
Crosetto: ma dal governo uno spot ingiustificato
Sui social ha affrontato chi attaccava Silvia Romano per dire che «mai e poi mai si può giudicare una conversione avvenuta in prigionia». Guido Crosetto, tra i fondatori di Fratelli d’italia, a lungo braccio destro di Giorgia Meloni, ora è fuori dalla politica, guida la rete delle imprese aerospaziali italiane: «Ma resto un uomo di destra».
Come spiega questo clima?
«In Italia ogni giorno c’è una scusa per scannarsi, anche su cose su cui, semmai, bisognerebbe interrogarsi».
Come questa?
«Certo. Cosa si può dire di una ragazza che è stata tenuta prigioniera per quasi due anni? Che si è felici della sua liberazione: senza celebrarla come una vittoria, senza farla usare dai carcerieri».
Perché non è andata così?
«Anche il lockdown ci ha incattivito, altro che renderci migliori. E poi ci sono, comunque, riflessioni non eludibili che questa storia pone».
La conversione?
«Io non posso permettermi di giudicare lei, persona, per una scelta fatta in condizioni estreme. Posso però fare un ragionamento su come il fondamentalismo consideri la coercizione un modo per convertire o su come certe ong si rapportino in modo troppo superficiale con zone del mondo a rischio. E poi devo porre altri temi politici».
Lei non va fatta diventare un simbolo ma neppure un capro espiatorio
Tipo?
«Il circo mediatico. Gli Stati devono portare a casa qualsiasi cittadino ma non devono trasformarlo in uno spot».
Pensa a Conte e Di Maio?
«Per me lo Stato si fa vedere, per onorarlo, quando rientra un caduto che ha servito il Paese. Altrimenti, in silenzio, fa di tutto per consegnare il rapito ai familiari».
Anche pagare un riscatto?
«Sì, come ultima ratio: prima si tenta ogni altra strada. Come fanno americani o israeliani. Ma intanto non si dice perché altrimenti tutti rapiranno italiani, e poi, chiuso il caso, si saldano i conti con i ricattatori».
Negli attacchi l’ipotesi di un riscatto ha contato.
«Lei non c’entra, non voleva certo creare problemi quando è partita. E ora le occorre la scorta? È surreale».
Questo clima arriva da aree di destra.
«Nella destra che conosco chi fa una scelta di valore, come il volontariato, va rispettato. Attenti però a non usare la sua storia per giustificare la violenza jihadista. Insomma, si deve discernere il fatto umano da ciò che è rilevante dal punto di vista politico».
Cos’è rilevante?
«Capire come si è svolta la trattativa, per esempio, o sottolineare quanto l’italia non conti più nulla in Africa».
C’è una destra che non la pensa come lei?
«Non è su Silvia Romano che si misurano le differenze tra destra e sinistra. Lei non va fatta diventare un simbolo né un capro espiatorio. Lasciamola fuori dalle giuste riflessioni sulle implicazioni politiche della vicenda».