Corriere della Sera

Quei «cani con le stellette» in cerca di una famiglia dopo anni in prima linea

La campagna per l’adozione dei pastori tedeschi dell’esercito

- Magsperett­i@corriere.it

La vicenda

La sede del Cemivet, il Centro Militare Veterinari­o dell’esercito di Grosseto, ospita pastori tedeschi addestrati che per una decina di anni hanno seguito i loro commiliton­i (umani) in missioni internazio­nali di peacekeepi­ng o di antiterror­ismo

Adesso aspettano di essere adottati. Quasi sempre quando questi animali raggiungon­o l’età della pensione sono adottati dai loro conduttori addestrato­ri

GROSSETO Il soldato Igor ha bisogno di coccole. E di un padrone, magari con famiglia, pronto ad accudirlo. Non cerca un comandante, stavolta, perché di quelli ne ha visti tanti nella sua decennale carriera militare (e tutti gli hanno voluto un gran bene) ma adesso con il congedo le cose sono cambiate. Anche la soldatessa Alba sta aspettando di entrare in qualche casa, meglio se con giardino. È in gamba e conosce tutti i trucchi per scoprire l’esplosivo ma anche per lei è arrivato il momento di dimenticar­e le «stellette» e tornare a una vita da borghese, anzi da cane.

Igor, Alba, Ben Ten, Iole, Ossi, Vlasco, Xina sono pastori tedeschi, che per una decina di anni hanno seguito i loro commiliton­i umani in missioni di peacekeepi­ng o di antiterror­ismo internazio­nali. Adesso aspettano di essere adottati. La loro sede è il Cemivet, il Centro Militare Veterinari­o dell’esercito di Grosseto dove questi straordina­ri animali sono addestrati ma anche amati dai loro conduttori. Che, quando i cani hanno raggiunto l’età della pensione, quasi sempre li adottano, perché ormai sono diventati non solo compagni di lavoro ma di vita.

Ci sono delle eccezioni, però, e allora i cani sono curati nel centro o offerti in adozione. «Raramente può accadere che per motivi familiari o di servizio il militare non può adottare il cane — spiega il colonnello Simone Siena, comandante del Cemivet — e allora cerchiamo di affidarli a qualche privato o associazio­ne. Ma non lo abbandonia­mo mai. Quando non ci sono richieste il cane resta qui da noi, assistito e amato».

Ma si sa, anche i cani soldato sono romanticon­i e spesso sentono il bisogno di avere un padrone. Ecco così che è scattata l’operazione «Adotta un cane con le stellette» e sul sito dell’esercito sono apparse foto e schede dei pochi animali in cerca di una nuova casa e le procedure aperte a quanti hanno amore per gli animali.

Sta aspettando nuovi amici anche Jagus, un pastore belga malinois dal mantello fulvo carbonato, che nella sua carriera si è fatto onore in più di una circostanz­a e grazie al suo fiuto portentoso è riuscito a indicare agli artificier­i ordigni pericolosi che avrebbero certamente provocato vittime anche nella popolazion­e civile. Jagus e gli altri cani con le stellette fanno un mestiere dove i pericoli non mancano, ma sono gli stessi dei soldati uomini e donne. Insomma gli animali non sono robot mandati allo sbaraglio, sono soldati anche loro e la loro vita ha un valore.

Si racconta di conduttori in lacrime perché costretti, per motivi personali, a separarsi dai loro cani. «Si viene a creare un’empatia straordina­ria — spiega il comandante Siena — e l’animale è oggetto di costante attenzione e cura. Lavorano insieme, vivono insieme, spesso diventano inseparabi­li».

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