AL CORRIERE
LA COOPERANTE
Lasciamo in pace questa giovane donna. Ha diritto a vivere l’esistenza che si sceglierà. Mostriamo quanto sia grande l’italia imparando un pochino dell’aureo silenzio dei nostri servizi segreti.
Brunella Guatta, Brescia
Fatte salve eventuali sorprese nella vicenda, quanto abbiamo assistito all’aeroporto di Ciampino è stato un indubbio successo mediatico. E non della solita esibizionista politica italiana, che è corsa in pompa magna a presenziare ad un arrivo, ma del fanatismo islamista di Al Shabaab, che si è ben tenuto lontano dalle telecamere per il rilascio.
Mario Taliani, Noceto (Pr)
Perché l’odio verso il prossimo riaffiora sempre? In due mesi di pandemia si sono visti gli uomini più vicini che mai, solidali e gentili fra loro. Invece, è bastata quella che doveva essere una notizia di gioia, la liberazione e il ritorno a casa di una ragazza di 24 anni, per far riaffiorare tutto l’odio. Silvia è a casa, in Italia. Poco importa che sia cattolica, protestante, musulmana, buddista.
Maristella C.,
Roma
Nel vedere le immagini del ritorno di Silvia Romano a casa non ho potuto che provare una profonda rabbia. Rabbia nata, sia ben chiaro, non dalla questione centrale della vicenda di Silvia (il rapimento, il riscatto...) ma dalla calca di persone che si affollava sotto il suo appartamento. E l’emergenza sanitaria?
F.C.
Non si può non essere felici per la liberazione di Silvia Romano e la questione circa la sua conversione all’islam rimane un fatto privato. Ma a proposito del riscatto, dobbiamo chiederci l’uso che ne verrà fatto. Verrà utilizzato per finanziare le attività terroristiche del gruppo? È il dilemma morale che ci deve attanagliare.
Nicola Colombini,
Pisa
Sarebbe il caso di informare meglio i nostri giovani della pericolosità di alcuni viaggi. La Farnesina ha messo a disposizione un sito che si chiama «viaggiare sicuri» che fornisce suggerimenti e segue i cittadini italiani all’estero.
Elena Hugony
Caro Aldo,
Viva: questo è il significato del nome arabo Aisha, che Silvia ha scelto dopo la sua conversione all’islam «senza costrizioni». Una doccia fredda per chi fa del cristianesimo un culto identitario, quasi che della cooperante ci avessero restituito il corpo e si fossero tenuti l’anima. Così la festa del rientro per alcuni si è trasformata in una gioia mutilata. Per me, la sua conversione sono affari suoi. Mentre è di interesse generale la professionalità delle Associazioni umanitarie. Che si misura dall’indice di sicurezza che predispongono per i loro cooperanti. E quindi aspetto di sapere se e quali precauzioni aveva adottato la Onlus Africa Milele, quando ha inviato Silvia nel villaggio somalo; e se ci sono altri volontari esposti al sequestro nelle stesse zone o in altre aree ad alto rischio nel mondo. Adesso, infatti, i nostri operatori sono più in pericolo, perché «l’italia paga».
La liberazione e il ritorno a casa: le reazioni dei lettori