Exor, salta la cessione da 9 miliardi di Partnerre
MILANO L’operazione era data per fatta per la soddisfazione di acquirente, i francesi di Covea, e venditore, la holding di famiglia Agnelli Exor. E invece a poco più di due mesi dalla firma del memorandum d’intesa salta tutto. Certo — ed è la motivazione dell’assicuratore transalpino che aveva messo sul piatto 9 miliardi (più dei 6,7 spesi da Exor all’atto dell’acquisto del riassicuratore con sede alle isole Bermuda) — nel frattempo il mondo è finito sottosopra e le prospettive economiche e i relativi flussi di cassa diventano impronosticabili. La pandemia per la verità non dovrebbe intaccare troppo i margini della controllata al 100% della galassia di famiglia Agnelli. Probabilmente l’assegno in procinto di essere versato dai francesi — che avrebbero creato un gruppo di pari stazza con i connazionali di Axa — si è rivelato troppo alto per supportare lo stress sistemico del Covid-19.
Exor dice in una nota che non ha senso rinegoziare il tutto perché Partnerre «ha alcuni dei parametri di capitale e liquidità più alti del settore mondiale della riassicurazione». Le condizioni erano quelle pattuite a febbraio, era stata fatta un’attenta due diligence. Soprattutto «Covea non ha mai indicato l’esistenza di cambiamenti sostanziali negativi, incluso il rischio della pandemia tali da spiegare il suo rifiuto di onorare l’impegno». Si profila il rischio di penali a carico dei francesi anche se dipenderà dalle clausole del memorandum pertanto la materia diventa ora di competenza degli avvocati. Tuttavia i segnali evidenti di emergenza climatica, tra tifoni ed uragani che fanno schizzare i rimborsi sui premi, stanno riducendo sensibilmente i margini dei riassicuratori e diventa necessario accorpare i rischi con patrimonializzazioni più adeguate. Gli analisti di Mediobanca scrissero, all’atto del memorandum, che l’operazione avrebbe aumentato «l’appeal di Exor per operazioni di fusione/acquisizione, anche alla luce del piano di spinoff di Cnh Industrial di Iveco e Fpt». L’operazione avrebbe consentito un extra dividendo per i soci, tra cui diversi investitori istituzionali e le dinastie Agnelli e Nasi, i rami dell’accomandita di controllo di Exor.