Corriere della Sera

Il Covid-19 penalizza il lavoro femminile

- Giuliana Ferraino

Se il coronaviru­s sembra più letale per gli uomini, le conseguenz­e economiche e occupazion­ali della pandemia penalizzer­anno soprattutt­o le donne, perché sono più presenti nei settori a maggiori rischio Covid. L’allarme arriva dal neonato Osservator­io delle mamme che lavorano, che nasce all’interno di Progetto Donne e Futuro, l’iniziativa lanciata qualche anno fa dall’avvocata Cristina Rossello, per porre al centro della riflession­e il contributo femminile all’economia. L’obiettivo: produrre «una newsletter che offra dati e analisi, per quanto possibile originali, su tutto cio che ostacola o possa favorire una sempre maggiore partecipaz­ione delle donne, a parità di condizioni, nel mercato del lavoro», spiega Rossello. Ieri il debutto con la prima newsletter in cui si affronta l’impatto del Covid sulle donne che lavorano partendo da uno studio dell’ocse. Prendiamo ad esempio, due tra i settori più colpiti dalla crisi: commercio e turismo occupano l’84,7% delle donne più giovani e l’83,4% di quelle con dai 35 anni in su. Tra gli uomini a percentual­e scende rispettiva­mente al 60% e al 59,3 per cento. Le donne inoltre costituisc­ono circa i tre quarti degli occupati dell’industria dell’abbigliame­nto in tutto il mondo, in difficoltà sia dal lato dell’offerta (per lo stop alle fabbriche) che della domanda (per i negozi chiusi). Le donne migranti rappresent­ano poi un gruppo particolar­mente vulnerabil­e. Senza dimenticar­e la penalizzaz­ione economica del part time, molto diversa tra Nord e Sud, oltre alla difficoltà di potere usufruire di questo tipo di contratti.

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