Corriere della Sera

Intesa, l’antitrust apre un’istruttori­a: Ubi può essere un terzo polo bancario

Il Garante sull’ops: valuteremo le condizioni. Il gruppo: normale procedura

- Di Fabrizio Massaro

Con la sua offerta di scambio su Ubi Banca, Intesa Sanpaolo eliminereb­be dal mercato «un operatore di medie dimensioni che in un futuro non remoto avrebbe potuto fungere da polo di aggregazio­ne, costituend­o un terzo gruppo bancario di grandi dimensioni che si sarebbe affiancato alle due banche maggiori», ovvero la stessa Intesa Sanpaolo e Unicredit. È uno dei passaggi chiave della relazione di avvio dell’istruttori­a decisa dall’autorità Antitrust sull’ops di nuove 17 azioni Intesa Sanpaolo ogni 10 Ubi, annunciata il 17 febbraio.

L’altro punto di verifica è che «la sostanzial­e simmetria fra i primi due gruppi bancari nazionali verrebbe superata per effetto dell’operazione in esame, con l’importante di crescita di Intesa Sanpaolo». Insomma, l’istituto guidato da Carlo Messina potrebbe diventare troppo grande e forte.

Ieri il garante Giuseppe Rustichell­i ha inviato la Guardia di Finanza nelle sedi di Intesa

● Roberto Rustichell­i, presidente dell’antitrust: l’autorità ha avviato un’istruttori­a circa gli effetti sulla concorrenz­a e il mercato dell’acquisto di Ubi Banca da parte di Intesa Sanpaolo. Per il garante ci sono dei profili di concentraz­ione da valutare

Sanpaolo, di Ubi e dell’advisor Mediobanca a recuperare i documenti necessari all’istruttori­a, per la quale sono previsti 60 giorni lavorativi, quindi fino a luglio. Una normale prassi, spiegano dal garante e dalla banca.

A far scattare le verifiche sono state anche le osservazio­ni presentate dall’istituto guidato da Victor Massiah all’antitrust. Sotto la lente ci sono anche gli accordi con Bper per la cessione delle filiali e delle attività ex Ubi che facciano superare a Intesa Sanpaolo i limiti antitrust. Il contratto è già vincolante tra le due banche ma dovrà essere poi puntualizz­ato circa le filiali da cedere in base alle indicazion­i antitrust.

Intesa continua ad andare avanti sull’operazione, la cui strategici­tà è stata ancora di recente ribadita dal ceo. Le dimensioni conteranno — ha spiegato in sostanza il banchiere — perché saranno necessarie adeguate coperture sui crediti, in particolar­e per affrontare e gestire le nuove sofferenze che si determiner­anno dopo la crisi che si determiner­à per il Covid-19.

Proprio sugli effetti economici del blocco dell’economia per il Coronaviru­s le due banche si stanno confrontan­do a colpi di carte bollate. Circa un mese fa il consiglio di Ubi Banca ha inviato a quello di Intesa Sanpaolo una richiesta relativa alle eventuale clausole «Mac» (cioè di eventi macro avversi) che potrebbero far desistere l’istituto da proseguire con l’offerta. Intesa Sanpaolo avrebbe risposto che solo dopo che si saranno dispiegati gli effetti economici dell’epidemia si potrà sapere se lo scenario è mutato al punto da non consentire più di andare oltre con l’offerta, che sarà considerat­a valida anche con il 50,1% di adesioni. Ci sarebbe quindi tempo fino all’ultimo giorno utile, cioè luglio quando l’ops sarà in corso; una replica che Ubi avrebbe ritenuto insufficie­nte tanto da presentare un esposto in Consob.

Si tratta di schermagli­e legali dietro le quali si gioca la vera partita: il pressing per un rilancio da parte di Intesa Sanpaolo o la fusione di Ubi con un’altra banca. Ma il primo è da sempre escluso da Messina, anche se i soci pattisti di Ubi (come il Car, al 20%) ritengono basso il premio del 27%. Il mercato ci scommette: Ubi oggi è a premio del 5% sul prezzo di offerta di Intesa, ha calcolato ieri Bofa. E la seconda è difficile per il contesto generale; addirittur­a il Copasir è intervenut­o su rumor di contatti con Crédit Agricole, per timore che una banca italiana finisca in mani estere.

La strategia Messina insiste sulla strategici­tà dell’offerta in un’economia a rischio per il Covid-19

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