Gli odiatori e il sessismo sullo sfondo
Eppure non dovrebbe essere difficile distinguere il reato dalla vittima. E invece il deputato della Lega Alessandro Pagano l’ha fatto, descrivendo alla Camera la sfortunata Silvia Romano come una «neo-terrorista». In base a quale criterio non sappiamo.
Forse gli è parso di intravedere un Kalashnikov sotto il velo, o più semplicemente ha dedotto da una conversione religiosa all’islam un’adesione militante alla Jihad. Di certo ha dimenticato che Silvia Romano ha subìto, non organizzato, un rapimento e una degradante detenzione. La confusione mentale ha subito trovata un’eco, anche se con migliori intenzioni, sui banchi opposti dell’emiciclo, dove il deputato del Pd Enrico Borghi ha replicato con sdegno: «È un’italiana, non una neo-terrorista»; frase dalla quale si deduce che anche lui confonde l’appartenenza etnica con la politica, sebbene al contrario.
Purtroppo il deputato leghista non è solo. Anche prima del giallo della bottiglia, che potrebbe oppure no essere stata lanciata contro la finestra della casa dove abita Silvia, sui social si è scatenata da giorni una vera e propria muta di odiatori da tastiera. Un consigliere comunale leghista di Milano, Alessandro Morelli, è arrivato a postare una vecchia foto di Silvia in minigonna, pur di istigare alla condanna del suo nuovo look. Ce n’è abbastanza per dire che, sotto l’islamofobia di certa destra ultrà, si intravede con chiarezza anche l’iceberg di un sessismo profondo, ancestrale, quasi antropologico: nell’ultimo anno e mezzo sono tornati altri tre ostaggi per i quali è stato pagato un riscatto, almeno in un caso anche con analoga conversione all’islam, e non hanno suscitato alcuno scandalo. Forse perché erano uomini (e non sono stati esposti in una goffa cerimonia trionfale di Stato, come è invece capitato a Silvia Romano).
Per fortuna subito Giorgia Meloni con parole chiare, poi ieri anche Salvini, hanno invitato tutti, compresi i loro più zelanti sostenitori, a distinguere tra la vittima di una banda di tagliagole e i suoi aguzzini. Ma, ancor prima di questo sensato giudizio politico, dovrebbe funzionare un elementare riflesso di umanità, nei confronti di una ragazza di 24 anni che ha patito ciò che ha patito. Oppure il Covid-19 ha ucciso definitivamente anche la pietà?