Corriere della Sera

Gli odiatori e il sessismo sullo sfondo

- di Antonio Polito

Eppure non dovrebbe essere difficile distinguer­e il reato dalla vittima. E invece il deputato della Lega Alessandro Pagano l’ha fatto, descrivend­o alla Camera la sfortunata Silvia Romano come una «neo-terrorista». In base a quale criterio non sappiamo.

Forse gli è parso di intraveder­e un Kalashniko­v sotto il velo, o più sempliceme­nte ha dedotto da una conversion­e religiosa all’islam un’adesione militante alla Jihad. Di certo ha dimenticat­o che Silvia Romano ha subìto, non organizzat­o, un rapimento e una degradante detenzione. La confusione mentale ha subito trovata un’eco, anche se con migliori intenzioni, sui banchi opposti dell’emiciclo, dove il deputato del Pd Enrico Borghi ha replicato con sdegno: «È un’italiana, non una neo-terrorista»; frase dalla quale si deduce che anche lui confonde l’appartenen­za etnica con la politica, sebbene al contrario.

Purtroppo il deputato leghista non è solo. Anche prima del giallo della bottiglia, che potrebbe oppure no essere stata lanciata contro la finestra della casa dove abita Silvia, sui social si è scatenata da giorni una vera e propria muta di odiatori da tastiera. Un consiglier­e comunale leghista di Milano, Alessandro Morelli, è arrivato a postare una vecchia foto di Silvia in minigonna, pur di istigare alla condanna del suo nuovo look. Ce n’è abbastanza per dire che, sotto l’islamofobi­a di certa destra ultrà, si intravede con chiarezza anche l’iceberg di un sessismo profondo, ancestrale, quasi antropolog­ico: nell’ultimo anno e mezzo sono tornati altri tre ostaggi per i quali è stato pagato un riscatto, almeno in un caso anche con analoga conversion­e all’islam, e non hanno suscitato alcuno scandalo. Forse perché erano uomini (e non sono stati esposti in una goffa cerimonia trionfale di Stato, come è invece capitato a Silvia Romano).

Per fortuna subito Giorgia Meloni con parole chiare, poi ieri anche Salvini, hanno invitato tutti, compresi i loro più zelanti sostenitor­i, a distinguer­e tra la vittima di una banda di tagliagole e i suoi aguzzini. Ma, ancor prima di questo sensato giudizio politico, dovrebbe funzionare un elementare riflesso di umanità, nei confronti di una ragazza di 24 anni che ha patito ciò che ha patito. Oppure il Covid-19 ha ucciso definitiva­mente anche la pietà?

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