Irap, a giugno non si paga Esenzione Imu per il turismo
Non si pagherà la prossima rata dell’irap, ovvero il saldo-acconto dovuto il 16 giugno prossimo. Non si tratta di un semplice rinvio o sospensione, ma di una cancellazione del versamento. Insomma un modo indiretto per aumentare la liquidità delle imprese piccole e medie, esentandole appunto dal saldo 2019 e dall’acconto 2020. La misura è contenuta nell’articolo 27 della bozza del decreto legge Rilancio entrata in consiglio dei ministri.
La relazione illustrativa spiega che «in considerazione della situazione di crisi connessa all’emergenza epidemiologica da Covid-19, le imprese con un volume di ricavi non superiore a 250 milioni, e i lavoratori autonomi, con un corrispondente volume di compensi, non sono tenuti al versamento dell’irap dovuta per il 2019 né della prima rata, pari al 40% dell’acti conto dell’irap dovuta per il 2020. Rimane fermo l’obbligo di versamento degli acconti per il periodo di imposta 2019. L’applicazione della norma è esclusa per le banche e gli altri enti e società finanziari nonché per le imprese di assicurazione, le amministrazioni e gli enti pubblici». Per godere del beneficio il contribuente non dovrà fare nulla; semplicemente si asterrà dal pagamento del 16 giugno.
Un meccanismo simile è previsto per l’imu, relativamente al settore turistico. Lo prevede l’articolo 184. Che esenta dalla prima rata 2020 (sempre il 16 giugno) dell’imposta municipale propria (Imu) : «a) gli immobili adibia stabilimenti balneari marittimi, lacuali e fluviali, nonché gli immobili degli stabilimenti termali; b) gli immobili rientranti nella categoria catastale D/2 (alberghi e pensioni, ndr.) e gli immobili degli agriturismi, dei villaggi turistici, degli ostelli della gioventù e dei campeggi, a condizione che i relativi proprietari siano anche gestori delle attività ivi esercitate». Anche in questo caso il risparmio per i contribuenti interessati sarà automatico e immediato, basterà saltare la rata del 16 giugno.
Sempre a sostegno del settore turistico, in particolare per le piccole e piccolissime imprese, l’articolo 187 bis della bozza, esonera dal pagamento della Tosap e del Cosap «le imprese di pubblico esercizio di cui all’articolo 5 della legge 287 del 1991», ovvero ristoranti, trattorie, tavole calde, pizzerie, birrerie, bar, caffè, gelaterie, pasticcerie, sale da ballo, da gioco, locali notturni, stabilimenti balneari, che siano titolari di concessioni o di autorizzazioni di suolo pubblico a partire dal 1° maggio fino al 31 ottobre 2020. La Tosap è la «tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche», un tributo applicato dagli enti locali per le occupazioni di beni del demanio o del patrimonio indisponibile dei Comuni e delle Province come strade, piazze, parchi. La Cosap è «il canone per l’occupazione di spazi e aree pubbliche» che in qualche comune, per esempio Milano, ha sostituito la Tosap. Anche per queste ultime tasse i contribuenti non dovranno far altro che saltare i pagamenti previsti (in questo caso fino alla fine di ottobre) e trattenere per sé le somme altrimenti dovute al fisco locale.
Tregua Tosap
Dalle pasticcerie agli stabilimenti balneari, cancellate Tosap e Cosap