Così le aziende fanno da sole e siglano intese con gli ospedali
Milano I campioni prelevati dai conducenti Atm saranno inviati per l’analisi a Grenoble
Il problema delle aziende è riprendere la produzione tenendo fuori dai reparti i positivi al virus. Sia ammalati che asintomatici. I test sierologici (abbinati al tampone sui positivi) sono l’unico modo per avvicinarsi a questo risultato. Così, di fronte alla riluttanza della Regione, nelle scorse settimane le aziende non si sono arrese e hanno trovato il modo di fare i test attraverso accordi e partnership con diverse realtà nel campo della Sanità. La Brembo, che produce sistemi frenanti in provincia di Bergamo, ha fatto un accordo per una sperimentazione con l’istituto Mario Negri. All’irccs Multimedica di Milano si sono rivolte sei aziende oltre all’università Bicocca che ha offerto i test ai dipendenti. Lo stesso Comune di Milano ha scelto una collaborazione con il professor Massimo Galli della Statale di Milano per fare i test sierologici ai conducenti di Atm, l’azienda del trasporto locale. Salvo poi dover inviare a Grenoble i campioni da analizzare. A differenza della Lombardia, Emiliaromagna e Veneto sembrano considerare un’opportunità la disponibilità delle aziende a finanziare i test. L’emilia ha creato la cornice entro cui le imprese si possono muovere: test ritenuti validi, laboratori convenzionati e modalità del conferimento dei dati. Per le aziende con sedi in più Regioni il problema è gestire protocolli diversi per ogni territorio. «Abbiamo deciso di proporre i test sierologici ai dipendenti — dicono dalla Tim —. Partiremo dove le procedure sono più semplici e chiare. Certo, questo moltiplicarsi di protocolli complica tutto». In Lombardia poi le strutture che offrono i test devono attrezzarsi per fare i tamponi a chi risulta positivo. Ma per acquisire il reagente le strutture private devono passare dalla Regione. Difficile quindi che i test possano decollare senza una reale volontà del Pirellone.