Corriere della Sera

Contrabban­do in Libia, arrestati cinque marinai

Militari italiani della «Caprera» accusati di aver trafficato sigarette e Cialis. Segnalazio­ne partita dalla stessa nave

- Su Corriere.it Sul sito del Corriere della Sera tutte le notizie e gli aggiorname­nti di politica internazio­nale Lorenzo Cremonesi

L’arresto e le misure cautelari arrivano con due anni di ritardo e rappresent­ano un grave imbarazzo per la Marina militare italiana operante in Libia. Cinque marinai italiani e un finanziere libico ufficialme­nte accusati di contrabban­do di sigarette e Cialis (il farmaco utilizzato per aiutare l’erezione maschile) dal porto di Tripoli all’italia sono indagati dalla procura di Brindisi. «Attenzione contiene amianto. Respirare polvere d’amianto è pericoloso», stava scritto sui bustoni neri in cui nel luglio 2018 vennero individuat­i 774 chili di sigarette e diversi flaconi del medicinale a bordo della «Caprera», la naveoffici­na operante nel quadro dell’operazione «Mare Sicuro», che si avvicenda con alte unità simili per portare assistenza ai quattro guardia coste della classe «Bigliani» donati dall’italia al governo di Accordo Nazionale a Tripoli con l’obbiettivo di fermare il flusso dei migranti e in generale i traffici illeciti sulle coste libiche.

La svolta nell’inchiesta giunge mentre il comando italiano della nuova missione navale europea «Irini» si trova a fronteggia­re le critiche dei dirigenti di Tripoli. L’accusa più grave è che la missione europea non avrebbe il chiaro mandato per bloccare gli aiuti militari che dall’estero arrivano alle forze armate di Khalifa Haftar in Cirenaica.

A Brindisi l’unico arrestato è per il momento Marco Corbisiero, residente a Taranto e che due anni fa rivestiva il ruolo di ufficiale tecnico. Su di lui pende anche l’accusa di corruzione di pubblico ufficiale per aver cercato di comprare il silenzio di altri colleghi al fine di evitare la denuncia. Sono invece costretti agli arresti domiciliar­i Mohamed Hamza Ben Abulad di Tripoli, Roberto Castiglion­e di Taranto, Antonio Filogamo della provincia di Napoli e Antonio Mosca del Brindisino. Per un quinto, Mario Otelli, è stato disposto l’obbligo di dimora.

Già due anni fa dagli ambienti dei guardia coste libici erano stati avanzati sospetti nei loro confronti. Adesso giunge la conferma giudiziari­a. Dall’ufficio della Pubblica Informazio­ne della Marina Militare a Roma specifican­o tuttavia che l’inchiesta è partita da una segnalazio­ne giunta il 15 luglio 2018 proprio dal comando della «Caprera» e che si sta offrendo il «pieno sostegno al lavoro svolto dalla Magistratu­ra». La «Caprera» da allora ha continuato la sua attività. In generale le missioni nel porto di Tripoli durano quattro mesi. , ci dice il responsabi­le dell’informazio­ne, il Capitano di Vascello Antonello De Renzis Sonnino.

L’intensific­arsi dei bombardame­nti dell’aviazione di Haftar nella zona di Tripoli non ha peraltro risparmiat­o l’area del porto dove in genere attraccano le unità italiane. «Dall’inizio dell’anno almeno quattro volte le bombe sono esplose non distanti dagli italiani», riportano fonti locali. La «Caprera» era presente l’estate scorsa.

Domani la «Pantelleri­a» dovrebbe avvicendar­si alla «Gorgona».

La missione Ue L’accusa cade nel momento in cui il comando italiano è criticato da Tripoli

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