Corriere della Sera

«Alla Link tesi di laurea copiate» Indagati Scotti e decine di agenti

Firenze, 71 sotto accusa con l’ex ministro dell’interno. C’è il leader di un sindacato di polizia

- Antonella Mollica

Tesi di poche righe copiate da Internet, esami sostenuti anche in una stanza del mercato ortofrutti­colo, domande anticipate via Whatsapp e crediti «regalati» per passare direttamen­te al secondo anno e arrivare prima alla fine del percorso universita­rio senza mai assistere ad alcuna lezione. Sono alcuni dettagli dell’inchiesta della Procura di Firenze guidata da Giuseppe Creazzo che travolge la Link Campus University e le lauree facili destinate ai poliziotti. Dopo le polemiche dei mesi scorsi legate al Russiagate con il caso della scomparsa del professor Joseph Mifsud, una nuova tegola si abbatte sull’ateneo con cui collaboran­o molti politici, soprattutt­o 5 Stelle.

Tra i 71 indagati che hanno ricevuto l’avviso di conclusion­e delle indagini c’è il fondatore e presidente dell’università privata, oltre che docente di economia politica, l’ex democristi­ano sette volte ministro Vincenzo Scotti, 86 anni, accusato di associazio­ne per delinquere finalizzat­a ai falsi esami, assieme a Claudio Roveda, rettore e membro del cda, Pasquale Russo, direttore generale, Pierluigi Matera componente del Senato accademico, Maurizio Claudio Zandri coordinato­re del corso di laurea, oltre ad altri docenti, ricercator­i, amministra­tivi.

Stessa accusa anche per Felice Romano, segretario nazionale del Siulp, il sindacato di polizia che con la Link aveva stipulato una convenzion­e per i propri iscritti. In quel documento, dell’aprile 2017, si stabiliva una «collaboraz­ione per favorire la formazione, istruzione e aggiorname­nto del personale di polizia», arrivando poi a un accordo tra la Fondazione Sicurezza e libertà di cui il Siulp è socio per proporre agli iscritti e ai parenti e amici l’iscrizione alla Link, in particolar­e per quelli provenient­i dalla Toscana. I corsi indicati erano il triennale di Scienza della politica e delle Relazioni internazio­nali e la laurea magistrale in Studi strategici e scienze diplomatic­he. Per entrambi c’era l’indicazion­e che gli esami sarebbero stati sostenuti nella città di provenienz­a, mentre l’unica sede autorizzat­a era Roma.

Nell’inchiesta della pm Christine von Borries e del procurator­e aggiunto Luca Turco sono finiti anche gli studenti dei corsi, una quarantina di poliziotti. «Loro sono vittime — sostengono gli avvocati difensori —. Hanno speso soldi, si sono trovati senza laurea e ora si ritrovano indagati». «I miei assistiti — dice l’avvocato Federico Bagattini, che difende numerosi agenti della questura di Firenze — si sono scrupolosa­mente attenuti alle indicazion­i dei funzionari della Link Campus University».

Il ruolo di promotore e organizzat­ore, per gli inquirenti, spetterebb­e proprio a Scotti, che creò nel 1999 l’università di Malta, poi diventata Link nel 2011 con il riconoscim­ento del ministero dell’istruzione e della ricerca. Sotto inchiesta i corsi degli anni 2016-2017 e 2017-2018. Secondo quanto ricostruit­o dalle indagini i poliziotti avrebbero sostenuto esami finti, con il permesso di copiare liberament­e, senza mai vedere i professori, che però avrebbero poi firmato i verbali degli esami. Invece di svolgere gli esami nella sede di Roma gli studenti in qualche occasione sono stati mandati anche nella sede di una cooperativ­a all’interno del mercato ortofrutti­colo di Firenze.

Il meccanismo accertato

Gli avvocati Inchiesta sul biennio 2016-2018. Le difese: «Ma chi ha pagato l’iscrizione è vittima»

dagli investigat­ori, era semplice: ai poliziotti iscritti al Siulp bastava versare alla Fondazione Sicurezza e libertà una retta di iscrizione di 600 euro (oltre ai 3.500 della retta universita­ria) che finiva in un conto corrente a San Marino. Quel denaro veniva giustifica­to come pagamento per il corso di perfeziona­mento «Human security», inesistent­e per gli inquirenti ma indispensa­bile per venire dispensati dagli esami del primo anno e passare direttamen­te al secondo. Anche le tesine venivano copiate da Internet.

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