Corriere della Sera

LA RESISTENZA SENZ’ARMI DI SUORE E SACERDOTI

- Alessandro Prandi aprandi254@gmail.com

Caro Aldo, uno studente di una prima superiore mi ha chiesto: perché la Resistenza si chiama, per l’appunto, Resistenza? Non si resiste a un nemico, a un avversario. Lo si affronta, lo si combatte. Lei stesso sottolinea: «Combattere i nazisti era una cosa giusta». Combatterl­i, non resistergl­i. Ma forse resistere comporta più dolore e più sofferenza che non combattere. Soprattutt­o più coraggio, bene più raro dell’audacia. Non sono però sicuro di aver risposto bene al ragazzo.

Caro Alessandro,

Io preferisco l’espression­e Resistenza. Perché, più che un combattime­nto in campo aperto, fu un lungo martirio. Ad Alba, la mia città, dove nel dopoguerra la Dc aveva il 60 per cento e i comunisti erano quattro gatti (ma di missini non c’era l’ombra), tutte le vie attorno al cimitero sono dedicate a partigiani fucilati. Avevano quasi tutti vent’anni, anche meno. Credo che non avessero mai sentito nominare Togliatti e Gramsci in vita loro. Sempliceme­nte non volevano combattere per Hitler e per quelli che portavano gli ebrei ad Auschwitz e in Langa sistematic­amente bruciavano, uccidevano, violentava­no, rubavano. Ovviamente i partigiani erano uomini; non santi. Dire che ci fosse una parte giusta e una parte sbagliata non significa che ci fossero i buoni e i cattivi. Oggettivam­ente i fascisti di Salò si abbandonar­ono, tranne meritorie eccezioni, a crudeltà ed efferatezz­e che difficilme­nte potevano finire in una bella festa di riconcilia­zione. Ciò non toglie che dopo il 25 aprile ci furono, in Emilia e non solo, partigiani comunisti che pensarono di fare la rivoluzion­e cominciand­o a eliminare «nemici di classe», tra cui sacerdoti e borghesi che non avevano fatto nulla di male, anzi spesso erano stati al fianco dei resistenti. Resistenti: parola nobile. Anche perché ci furono molti modi di dire no ai nazifascis­ti, senza le armi in pugno. Pensi ai sacerdoti che scelsero di morire accanto ai fedeli, come don Ferrante Bagiardi: «Vi accompagno io davanti al Signore» fu la stupenda frase con cui affrontò il plotone d’esecuzione nazista. O come suor Enrichetta Alfieri, l’angelo dei prigionier­i di San Vittore, tra cui Mike Bongiorno e Indro Montanelli, che al processo di beatificaz­ione disse: «Certe cose possono farle solo i santi o gli eroi; e suor Enrichetta era entrambe le cose». Se non è Resistenza questa, cosa è Resistenza?

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