«Nei parchi tematici a rischio 25 mila posti»
Il presidente Ira: fuori dagli aiuti, l’indotto vale 2 miliardi
Qualcuno è già all’opera e si è rimboccato le maniche per affrontare la fase 2, altri dovranno attendere il 18 maggio e altri ancora il mese di giugno ma c’è anche chi si sente escluso dall’elenco. «Abbiamo un grandissimo problema che è fuori dal radar dei nodi politici — ha affermato Giuseppe Ira, presidente dell’associazione Parchi Permanenti Italiani (PPI) e del parco a tema Leolandia in provincia di Bergamo — sono state previste sovvenzioni per il turismo, per lo spettacolo ma noi siamo fuori. Abbiamo più volte richiesto di essere assimilati al turismo ma noi abbiamo uno di quei codici Ateco di cui lo Stato non ha ancora tenuto conto. Rientriamo, a causa di un vecchio retaggio, nel settore dei circhi e spettacoli viaggianti con dinamiche ed esigenze diverse».
Stiamo parlando di un settore, quello dei parchi di divertimento, che genera 25 mila occupati diretti, di cui 10 mila fissi e 15 mila stagionali, e 450 milioni di euro di giro d’affari nel 2019.
«È una situazione che potrebbe mettere a rischio 25mila lavoratori più i circa 60mila stimati dell’indotto» ha detto Ira. Indotto, che tra ristorazione, hotel, merchandising, manutenzioni, genera un giro d’affari di 2 miliardi l’anno. Un comparto che conta oltre 230 strutture in Italia tra parchi a tema (come Leolandia e Mirabilandia), parchi faunistici e parchi acquatici, visitati ogni anno da una media di 20 milioni di italiani e 1,5 milioni di stranieri, per un totale di oltre 1,1 milioni di pernottamenti in hotel.
I parchi, chiusi da febbraio, stanno avendo una forte crisi di liquidità a fronte degli investimenti sostenuti durante l’inverno (nuove attrazioni, nuove aree tematiche), stagionalità ridotta (in media 200 giorni per la maggior parte dei parchi a tema e circa 90 giorni per gli acquatici) e costi fissi molto alti, a cominciare dalla cura e dal mantenimento degli animali. «Costi insufficienti per un parco a tema e che non possono essere coperti dai contributi riservati ai giostrai di un luna park o a un circo». Il problema per il presidente Ira è duplice. «Da una parte c’è un allarme fortissimo e abbiamo bisogno di sapere quando potremo riaprire. Non abbiamo fondi sufficienti per poter attendere altri 2-3 mesi. Senza certezza sull’apertura subiremo la concorrenza dei Paesi del Nord che invece si stanno preparando e un drenaggio di interesse da parte del pubblico che a giugno potrebbe pensare di varcare la frontiera. E c’è il problema dei parchi acquatici che vivono generalmente
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Se non apriamo subiremo la concorrenza dei Paesi del Nord, che invece sono pronti
per 3 mesi (da fine maggio a inizio settembre) e che se non viene dato loro il via subito, rischiano di non aprire, e saltare la stagione significa condannarli, in alcuni casi, alla chiusura definitiva».
Il secondo nodo da sciogliere per il presidente è la liquidità. L’associazione chiede che le aziende del settore possano accedere ai contributi stanziati per il turismo e a finanziamenti agevolati. «La nostra banca non ha escluso che ci possa dare dei finanziamenti ma ci hanno detto che ci vorranno minimo 3-4 mesi di istruttoria». Rallentamento del processo di valutazione del merito di credito da parte delle banche anche dovuto alla tutela penale nei confronti degli istituti di credito per i prestiti superiori ai 25.000 euro. Per quanto riguarda la riapertura l’associazione ha predisposto i protocolli di sanificazione degli spazi, l’adozione di dispositivi di protezione individuale ma sul distanziamento sociale Ira sottolinea «È chiaro che non ci potrà essere l’affollamento che siamo abituati a vedere normalmente ma manterremo le distanze tra nuclei familiari e non per persona perché i bambini vogliono stare con il papà o la mamma».