Vigilanza per Silvia, che rompe il silenzio «Il peggio è passato non arrabbiamoci»
Per la ragazza appena liberata in Africa, insultata e minacciata in Italia, è stato disposto il primo livello di protezione. Indagine sul nordafricano che si è introdotto nel suo palazzo: ci sono ancora punti da chiarire
MILANO Silvia rompe il silenzio. A tre giorni dal suo rientro a Milano, e dopo essere stata travolta da una vergognosa campagna di odio social (e politico), Silvia Romano decide di scrivere un messaggio Facebook rivolto agli amici più stretti per dire grazie per l’affetto ricevuto. E nel post la 24enne fa un appello a chi le sta vicino: «Non arrabbiatevi per difendermi, il peggio per me è passato». Parole che cercano di portare un po’ di serenità in una situazione che ancora resta molto tesa con la cooperante per 18 mesi sotto sequestro e ora finita al centro di attacchi e minacce. Tanto che ieri pomeriggio per la sua sicurezza è stata disposta la Vigilanza generica radiocontrollata, il primo passaggio delle misure di protezione personali (vigilanza, tutela e scorta).
Le misure di sicurezza
Un provvedimento cautelare in attesa che vengano definiti i rischi che corre Silvia: «Una valutazione arriverà al termine della sua quarantena obbligatoria», fanno sapere dalla Prefettura. A quel punto si capirà se il livello di sicurezza dovrà essere ulteriormente innalzato. La Vigilanza generica radiocontrollata (Vgr) prevede passaggi costanti sotto casa di polizia o carabinieri con equipaggi dedicati nel corso delle 24 ore. Gli agenti segnaleranno ogni anomalia alle centrali operative e sosteranno anche davanti al palazzo di via Casoretto, dove Silvia vive con la mamma Francesca e la sorella Giulia. Una decisione «d’urgenza» adottata dalla Prefettura che già, prima del ritorno a Milano della ragazza, aveva previsto con la Questura una maggiore sorveglianza della zona. Ma solo per evitare assembramenti di giornalisti e curiosi.
In queste ore la situazione, però, è molto cambiata e non solo per la campagna d’odio sulla quale già martedì mattina era stata aperta un’inchiesta dal capo del pool Antiterrorismo, Alberto Nobili, affidata ai carabinieri del Ros guidati dal tenente colonnello Andrea Leo. Nel fascicolo sono infatti confluiti altri due episodi. La bottiglia scagliata nella notte tra martedì e mercoledì contro la finestra di un vicino, proprio sotto a quella dei Romano. E una misteriosa incursione nel palazzo di via Casoretto da parte di un immigrato non ancora identificato dalla polizia.
Lo zio della cooperante, Alberto Fumagalli, ha detto alla Zanzara che il lancio di bottiglia sarebbe stato effettuato da alcuni ubriachi «alle due, tre di notte»: «Sapevano dove abitava. È diventata un simbolo. Erano con lo scooter che urlavano e hanno lanciato delle bottiglie». Una versione sulla quale però non ci sarebbero ancora risultanze investigative. La Digos, diretta da Claudio Ciccimarra, sta analizzando le telecamere: nessu
La sicurezza
Entro la fine del periodo di quarantena si capirà se aumentare il livello di sicurezza
Non vedevo l’ora di riabbracciare le persone più importanti della mia vita, dirgli quanto le amassi, nonostante il mio vestito