Renzi non vota contro Bonafede Il governo disinnesca la sfiducia
Il premier apre all’opposizione: contributo importante per le riforme
Niente sfiducia al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Non passano le due mozioni, presentate dal centrodestra (Lega, Fratelli d’italia e Forza Italia) e l’altra da Emma Bonino di +Europa. «Abbiamo tenuto insieme il governo» il commento di Italia viva. «Segnali importanti da Conte» ha detto Renzi.
ROMA La prima cosa che fanno notare i renziani sono i numeri: «Abbiamo tenuto in piedi il governo». E in effetti, la prova di forza che ha lanciato Matteo Renzi sulle due mozioni di sfiducia contro il ministro Alfonso Bonafede (una del centrodestra e l’altra di Emma Bonino) è finita come previsto. Con un nulla di fatto, ma anche con la dimostrazione di Italia viva di essere determinante per le sorti dell’esecutivo. Se infatti i renziani avessero votato a favore della mozione presentata da Lega, Forza Italia e Fratelli d’italia, governo e maggioranza sarebbero stati sconfitti per 5 voti. La mozione è stata respinta con 160 voti contrari, mentre sono stati 158 i no a quella presentata da +Europa.
L’esito si era già capito da qualche ora e probabilmente ha contribuito il colloquio di martedì tra la capogruppo di Italia viva alla Camera Maria Elena Boschi e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Renzi, nel suo intervento, mantiene un atteggiamento di critica nei confronti dell’esecutivo, anche se mitigata da qualche elemento positivo. Spiega: «Riconosco che ci sono stati segnali importanti dal governo. Apprezzo la posizione sull’irap, la battaglia di legalità al fianco del ministro Bellanova, l’accelerazione sulle riaperture». Ma poi aggiunge: «C’è ancora molto da fare». Smentisce la voglia di poltrone — «non ci interessa un sottosegretario» — e ribadisce le sue proposte: «Noi portiamo idee, non vogliamo visibilità. Vogliamo lo sblocco dei cantieri. E ribadiamo che è diseducativo riaprire prima i pub delle scuole».
Il leader di Iv attacca comunque il Movimento Cinque Stelle e Bonafede: «Se votassimo oggi secondo il metodo che voi avete usato, oggi lei dovrebbe andare a casa». Spiega che c’è stata «superficialità nella gestione dei detenuti». Conferma che le mozioni, entrambe, «non erano
I numeri
Per la proposta di Lega, FDI e FI i no sono stati 160, per quella di +Europa 158
strumentali». E di non averle votate solo perché il premier ha fatto capire che ne avrebbe tratto le conseguenze. Evidentemente un voto non sarebbe auspicabile per Italia viva, che nei sondaggi ha il 3 per cento, e non c’erano sufficienti certezze della possibilità di ricostruire una nuova maggioranza. Meglio far sentire il proprio peso in questo governo, aspettando tempi migliori.
Bonafede si è difeso spiegando che avrebbe voluto al suo fianco, in via Arenula, il magistrato Nino Di Matteo e che non ci furono «condizionamenti». Quanto alle scarcerazioni, ha sottolineato che «sono state il frutto di leggi in vigore» da oltre 50 anni. «Sono soddisfatto», dice dopo il voto. E a Renzi replica: «Ho sempre rigettato l’approccio alla giustizia in termini di giustizialismo e garantismo. La mia stella polare è la Costituzione».
I Cinque Stelle ne escono indeboliti. Tirano un sospiro di sollievo — «la spallata è fallita» —, ma i malumori restano. Tanto che interviene Beppe Grillo a difendere il ministro, con il solito post criptico, tratto da una poesia di Trilussa.
Bonafede ha però guardato anche al futuro, spiegando che sulla prescrizione «sarà importante istituire una commissione ministeriale che permetta di valutare l’efficacia della riforma sia del nuovo processo penale, sia di quello civile». Su questi contenuti — e sulla riforma del Csm e l’in