Corriere della Sera

Il leader di Iv infine «arretra» E parte la trattativa sui capi delle commission­i

- di Maria Teresa Meli

ROMA Adesso che è andata a finire come era (ampiamente) previsto, nei palazzi della politica ci si interroga sui motivi che hanno spinto Matteo Renzi a tirare la corda per poi allentarla. E ci si chiede quali concession­i gli abbia fatto Giuseppe Conte, che l’altro ieri, a Palazzo Chigi, ha visto Maria Elena Boschi.

«Intanto — ragiona il leader di Italia viva con i suoi — se non era per noi la maggioranz­a andava sotto e il governo Conte andava a casa. Si è dimostrato che siamo decisivi. E questo è un ottimo risultato politico». Ed è quello a cui in realtà mirava Renzi, che aveva già deciso da qualche giorno di non affossare il Guardasigi­lli. Qualcuno dei suoi invece avrebbe voluto andare fino in fondo. Dice Michele Anzaldi: «Non sono d’accordo, ma mi adeguo». E lo stesso Renzi ammetteva ieri con qualche amico: «So che andrò all’inferno perché ho salvato Bonafede».

Ma anche le trattative aperte tramite Boschi, che conosce Conte da prima che entrambi finissero in politica, hanno prodotto i loro frutti. Tanto che l’altro ieri sera, dopo l’incontro a Palazzo Chigi, la capogruppo di Iv diceva a Renzi: «Non si può dire che Conte non ci abbia dato niente». E l’ex premier ha assentito.

Il presidente del Consiglio ha dato innanzitut­to rassicuraz­ioni sul discorso che avrebbe fatto Alfonso Bonafede. Rassicuraz­ioni non generiche, visto che quell’intervento lo hanno elaborato in tandem. E il Guardasigi­lli ha concesso la commission­e ministeria­le per verificare gli effetti della riforma della prescrizio­ne, in cui Iv vorrebbe veder inserito Giandomeni­co Caiazza, presidente dell’unione delle Camere penali. Non solo, il ministro della Giustizia ha promesso che da ora in poi non farà più per conto suo, ma si confronter­à con le forze della maggioranz­a.

Sul tavolo della trattativa c’era anche dell’altro. Il cosiddetto «Piano shock» per sbloccare i cantieri. Renzi ci tiene tantissimo. «Quando c’ero io al governo — ha detto ai suoi — queste cose le avremmo fatte in tre giorni, ora ci impiego tre mesi, ma comunque ottengo il risultato, statene certi». Ed è da molto che pressa Conte su questo. Tanto che la ministra competente, la pd Paola De Micheli, titolare delle Infrastrut­ture, non ha preso bene questa insistenza da parte del leader di Iv e qualche giorno fa ha alzato il telefono per protestare direttamen­te con il premier. Renzi vuole intestarsi lo sblocco dei cantieri, ma il Pd vuole fare altrettant­o. Conte media e ha promesso a Iv di aprire anche su questo tema. Potrebbe lanciare dei segnali già oggi, in Senato, nella sua informativ­a sulla riapertura.

Di ministeri invece nella

trattativa tra Iv e il capo del governo non si sarebbe parlato: «Tutte balle inventate da chi vuole farmi passare per uno che si vende per un piatto di lenticchie», dice Renzi. Però ci sono le presidenze delle commission­i parlamenta­ri da rinnovare: molte sono in mano alla Lega. Perciò chi conosce bene Conte ritiene che il premier possa spingere perché almeno un paio vadano a Italia viva. Dovrà però convincere il Pd, che mal sopporta Renzi. «Non si può assistere sempre a queste polemiche e subite certi ricatti», si è sfogato Nicola Zingaretti con un paio di fedelissim­i.

Dunque le presidenze delle commission­i. I nomi dei papabili sono tra questi quattro: Raffaella Paita (Trasporti), Luigi Marattin (Bilancio), Lucia Annibali (Giustizia) e Boschi (Affari istituzion­ali).

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