Corriere della Sera

UN EPILOGO SCONTATO PER UN’ALLEANZA OBBLIGATA

- di Massimo Franco

L’epilogo del caso Bonafede era scontato. E sorprende che all’opposizion­e qualcuno sperasse davvero che Iv avrebbe provocato la crisi del governo. Se lo pensava, mostra un eccesso di ingenuità da parte di chi aspira a sostituire l’attuale maggioranz­a: sembra non conoscere le persone né le dinamiche politiche. Il «no» alle mozioni di sfiducia contro il Guardasigi­lli grillino da parte della destra e della lista di Emma Bonino conferma piuttosto lo stato di necessità col quale convive la coalizione; e la determinaz­ione del M5S a ricompatta­rsi ogni volta che appare, anche in lontananza, il fantasma di elezioni anticipate; idem di Italia viva. Vito Crimi, l’attuale leader del Movimento 5 Stelle, dichiara enfaticame­nte che è stato respinto un grave tentativo di destabiliz­zazione, riferendos­i all’iniziativa di Lega, FDI e Pd, oltre che di +Europa. In realtà, l’offensiva contro Alfonso Bonafede è nata da uno scontro televisivo sconcertan­te tra un membro del Csm considerat­o in sintonia col Movimento, e lo stesso ministro, investito da accuse di una gravità estrema: sia per il ministro che le ha ricevute, sia per il magistrato che le ha lanciate. Quel tema rimane sullo sfondo, al di là del risultato di ieri in Senato e delle strumental­izzazioni inevitabil­i.

E apre un’incognita nei rapporto tra grillismo e alcuni settori del mondo giudiziari­o. Anche se difficilme­nte la vicenda cambierà l’atteggiame­nto nel segno del giustizial­ismo del M5S. Né, sul versante opposto, l’appoggio di Matteo Renzi a Bonafede interrompe­rà la guerriglia di Iv con l’esecutivo. Sono atteggiame­nti fisiologic­i. Lo attraversa­no, apparentem­ente senza lasciare traccia. Il coronaviru­s, d’altronde, è un’ottima ragione

La prospettiv­a

Movimento 5 Stelle e Italia viva spaventati dalla prospettiv­a di elezioni anticipate, ma la stabilità si giocherà anche sugli aiuti europei

per farsi scivolare addosso accuse e critiche. L’azione di Palazzo Chigi si proietta principalm­ente suoi rapporti con l’europa, e con qualche ragione. Le telefonate di Conte delle ultime ore ai vertici europei e dei Paesi alleati sono emblematic­he. È da lì che possono arrivare aiuti finanziari e politici tali da disarmare le opposizion­i; oppure scarti e chiusure nazionalis­tici in grado di restituire di rimbalzo forza e ruolo alla destra italiana. L’insistenza con la quale il premier chiede di rimpolpare il Fondo europeo per la ripresa, dopo avere detto all’inizio che 500 miliardi di euro erano un passo avanti, rivela una punta di delusione e di preoccupaz­ione. E le reazioni ostili di alcuni Stati nordeurope­i anche ai sussidi ridotti previsti da Germania e Francia confermano una frattura col Sud mediterran­eo, visto come cronicamen­te insolvente. Il rischio per la stabilità non è sparito. Potrebbe rimbalzare sul piano interno, se si prolungass­e il ritardo col quale vengono distribuit­i gli aiuti promessi. Il disagio sociale è magma bollente.

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