Il contrappasso della plastica dappertutto
Un commerciante di abbigliamento, mentre si preparava alla riapertura, ha detto in tv: «Non ho mai visto tanta plastica in vita mia». Mascherine, visiere, guanti, plexiglas sono obbligatori in negozi e locali. Nei supermercati i consumatori preferiscono cibi imballati, considerati più sicuri. Negli ospedali siringhe, respiratori e contenitori sono fatti di materiale sintetico. Al culmine della campagna «no-plastic» più globale della storia, animata da Greta e dai ragazzi di mezzo mondo, come in un contrappasso dantesco stiamo vivendo il più grande trionfo della plastica. L’italia non aveva neanche varato una apposita e contestatissima «tax» che già l’ha dovuta sospendere. E si spiega: la plastica offre imbattibili garanzie di igiene. Demonizzato per le cannucce e i cotton fioc, il mono-uso si prende una clamorosa rivincita. E apre un ulteriore problema per gli ambientalisti: quella che non viene riciclata, circa il 50% del totale (compresi i rifiuti delle case in cui vivono i positivi al Covid), finisce infatti in discarica o nei termocombustori. Tra sotterrarla e bruciarla, ovviamente la seconda soluzione è migliore, con il virus in giro. Che si fa in quella metà d’italia che si è ribellata agli impianti?