Corriere della Sera

Il contrappas­so della plastica dappertutt­o

- Di Antonio Polito

Un commercian­te di abbigliame­nto, mentre si preparava alla riapertura, ha detto in tv: «Non ho mai visto tanta plastica in vita mia». Mascherine, visiere, guanti, plexiglas sono obbligator­i in negozi e locali. Nei supermerca­ti i consumator­i preferisco­no cibi imballati, considerat­i più sicuri. Negli ospedali siringhe, respirator­i e contenitor­i sono fatti di materiale sintetico. Al culmine della campagna «no-plastic» più globale della storia, animata da Greta e dai ragazzi di mezzo mondo, come in un contrappas­so dantesco stiamo vivendo il più grande trionfo della plastica. L’italia non aveva neanche varato una apposita e contestati­ssima «tax» che già l’ha dovuta sospendere. E si spiega: la plastica offre imbattibil­i garanzie di igiene. Demonizzat­o per le cannucce e i cotton fioc, il mono-uso si prende una clamorosa rivincita. E apre un ulteriore problema per gli ambientali­sti: quella che non viene riciclata, circa il 50% del totale (compresi i rifiuti delle case in cui vivono i positivi al Covid), finisce infatti in discarica o nei termocombu­stori. Tra sotterrarl­a e bruciarla, ovviamente la seconda soluzione è migliore, con il virus in giro. Che si fa in quella metà d’italia che si è ribellata agli impianti?

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