LE STORIE poi mi sono risvegliata»
Il volto scheletrico di Franco, la radiografia ai polmoni di Teresa Maurizio che apre gli occhi dopo 35 giorni e 23 chili in meno: «Intorno a me c’era chi piangeva, ho avuto un brivido lungo la schiena»
Frutta e yogurt nella stanza di Franco D’agostino nel reparto di malattie infettive me c’era tutta questa gente che sorrideva dagli occhi, qualcuno piangeva, c’era una euforia che mi sembrava strana. In quel momento, ho avuto un brivido sulla schiena, è stata quella la prima sensazione».
Un’altra cosa che non viene detta è quanto sia difficile, il dopo. Forse perché nessuno ancora capisce se nel futuro immediato del nostro Paese sono previste strutture adeguate per la riabilitazione sia respiratoria che muscolare. Melchiorre dice che la ripresa è «lentissima e faticosa», pochi passi e poi devi fermarti che non ce la fai più. La signora Merlin abita in una casa a due piani. Ora è già contenta perché riesce a scendere la scale in modo normale, ma a salire «faccio un gradino per volta, fermandomi ogni tre, come i vecchietti».
Risvegli andrebbe guardato e letto in ordine cronologico, senza cominciare dalle immagini commoventi del lieto fine, degli abbracci, dalle foto che Schirato ha scattato piangendo anche lui, mentre intanto pensava che davanti ai suoi occhi stava «succedendo una cosa grossa» come dicono in Abruzzo, non solo
dOra salgo un solo gradino per volta, fermandomi ogni tre
semplici scene di felicità privata. Prima la foto di Marzia incosciente e intubata nel suo letto, la radiografia dei polmoni di Teresa Marchetti che sembra un dipinto sfregiato da un vandalo, la faccia scheletrica di Franco D’agostino, metalmeccanico di Penne, al suo risveglio. Solo dopo tutto questo si capisce il senso più profondo di questi risvegli, di queste esistenze in bilico infine strappate al coronavirus. E l’entusiasmo della gente di Montesilvano scesa in strada a festeggiare il ritorno di Marzia Merlin, e la gioia incontenibile delle tre figlie di D’agostino e della famiglia di Melchiorre. Tornare a vivere, è una cosa grossa.