Il rugbista Mbandà e l’esperienza sulle ambulanze «Piangevo la notte»
Per 70 giorni Maxime Mbandà (foto) ha portato in giro i pazienti a bordo di un’ambulanza, facendo turni massacranti di 12-14 ore (ma una volta è arrivato anche a 17 di fila), saltando i pasti per non togliere quella tuta infernale che lo copriva dalla testa ai piedi ma che, unita alla mascherina e ai guanti, gli permetteva di difendersi dall’avversario. Che in questo caso era il Covid-19, che il flanker delle Zebre e della Nazionale italiana ha combattuto in prima linea, con i volontari della
Croce Gialla di Parma. «Durante il periodo più intenso ho pianto la sera, sfogandomi per quello che vedevo durante il giorno e a cui non ero abituato — ha scritto Mbandà in un lungo post su Facebook —, non riuscivo a prendere sonno, nonostante fossi distrutto e mi sono ritrovato anche a svegliarmi alle 3 del mattino tutto bagnato, per poi scoprire che mi ero fatto la pipì addosso. Pensavo di avere problemi, stavo vivendo una seconda infanzia in pratica, ma