Corriere della Sera

Renault, Parigi in campo: senza aiuti rischia di scomparire

Il ministro Le Maire: agire «urgentemen­te». Nissan, 20 mila posti in bilico

- Fabio Savelli

● Ieri ha confidato le sue preoccupaz­ioni sul futuro della casa automobili­stica francese Renault che ha bisogno di un prestito dallo Stato di almeno cinque miliardi

Cinque miliardi di euro per salvarla. Con lo Stato, già azionista, chiamato alla terza operazione di risanament­o dal Dopoguerra ad oggi. Cinque miliardi che forse non basteranno per salvare la totalità degli occupati della casa automobili­stica Renault. Per la prima volta nella storia il governo di Parigi potrebbe abdicare all’equazione — soldi di Stato in cambio di nessuna chiusura di fabbriche — perché la crisi innescata dalla pandemia è talmente devastante per l’impatto su domanda ed offerta di veicoli.

Il ministro dell’economia, Bruno Le Maire, dice che la crisi sanitaria legata al coronaviru­s porterà a «fallimenti» e «licenziame­nti» in Francia «nei prossimi mesi». «Molti settori sono stati duramente colpiti» dalla crisi e «anche se l’economia si sta riprendend­o, non tutti i comparti lo stanno facendo allo stesso ritmo», ha spiegato il ministro.

Il governo prevede di ridurre la copertura della disoccupaz­ione parziale «in modo da incoraggia­re il ritorno all’attività, poiché questo è ciò che in definitiva ci permetterà di creare posti di lavoro e di creare prosperità», ha proseguito Le Maire aggiungend­o che «non è una situazione normale che lo Stato si faccia carico del 100% degli stipendi».

Il settore dell’auto esce travolto dalla pandemia più di altri. Perché è un bene durevole e la propension­e agli acquisti ora — con le nebulose incertezze economiche — viene azzerata in attesa di tempi migliori. Renault solo un anno fa stava per convolare a nozze con Fiat-chrysler costruendo un gruppo sovranazio­nale con le case auto giapponesi Nissan (di ieri la notizia, per la società giapponese, di 20 mila posti di lavoro a rischio nel mondo) e Mitsubishi. Una fusione arenatasi per problemi di governance,

un’integrazio­ne che lo stesso John Elkann auspicava per una perfetta complement­arietà sui mercati con Fca forte in Europa e Stati Uniti e i francesi forti in Asia. E invece ora «Renault potrebbe addirittur­a scomparire se non riesce a riadattars­i dopo la crisi del coronaviru­s», dice netto Le Maire. A rischio lo stabilimen­to francese a Flins, bandiera della Francia operaia. E anche le fonderie Caudan e i siti di Dieppe e di Choisy. Il presidente della Renault Jeandomini­que Senard sta lavorando su un nuovo piano strategico con il sostegno del governo francese. A breve verrà coadiuvato dall’italiano Luca De Meo, già nominato nuovo Ceo ma in carica dal primo luglio. Subentrerà così al vertice della Régie nationale in uno dei momenti peggiori della storia. In cambio dei capitali di Stato, l’azienda — rovesciand­o la storia delle relazioni industrial­i — non prenderebb­e impegni sul fronte del mantenimen­to dell’occupazion­e.

D’altronde secondo una stima del Ministero del Lavoro francese il numero totale di richieste di autorizzaz­ione per il lavoro a orario ridotto dal 1 marzo ha raggiunto i 12,7 milioni, mentre 8,6 milioni di dipendenti avrebbero beneficiat­o del regime.

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Un operatore di Borsa al desk delle contrattaz­ioni
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● Bruno Le Maire, 51 anni, ministro francese dell’economia
Chi è ● Bruno Le Maire, 51 anni, ministro francese dell’economia

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