Partita per lo spazio la navicella di Musk
Dopo 9 anni la missione dei due astronauti restituisce agli Usa la capacità di portare esseri umani in orbita
Le nuvole su Cape Canaveral non sono riuscite questa volta a bloccare il ritorno nello spazio degli astronauti della Nasa dal suolo americano. E Robert Behnken (50 anni) e Douglas Hurley (54 anni) sono volati in orbita sulla loro navicella bianca Crew Dragon. «Vi aspettiamo sulla stazione spaziale internazionale» aveva twittato il cosmonauta Ivan Vagner dalla casa cosmica poche ore prima del lancio avvenuto alle 21.22 (ora italiana). Gli americani aspettavano da nove anni che accadesse, da quando videro salire dalla stessa rampa di lancio 39A l’ultimo shuttle Atlantis. Poi arrivava Elon Musk che affittava la stessa storica rampa dalla quale sono partiti i conquistatori della Luna e l’adattava ai suoi razzi Falcon 9 per lanciare satelliti, navicelle per i rifornimenti della ISS e ora anche gli astronauti. E la missione più ambita, «storica» per il cosmo sotto diversi aspetti, è finalmente arrivata aprendo un nuovo corso nelle attività spaziali. Forse il segno più evidente erano le candide tute indossate dai due astronauti che assumevano quasi un’immagine da fantascienza. Non a caso Musk per realizzarle si era rivolto a Jose Fernandez, noto stilista di Hollywood che aveva disegnato anche i costumi per i supereroi.
La navicella è una sorta di robot volante perché compie il viaggio in completa autonomia, anche se gli astronauti possono intervenire se qualche cosa non funzionasse. Altrettanto autonomamente si aggancerà oggi alla stazione Iss dopo una giornata di intenso lavoro per i due collaudatori cosmici impegnati a verificare i comportamenti della loro astronave, al fine di assicurare i futuri impieghi commerciali. Non a caso entrambi hanno l’esperienza di due voli sugli shuttle, una formazione da ingegneri, e Douglas Hurley era a bordo dell’ultimo shuttle nel 2011. Ora è ritornato in orbita quasi a significare una continuità mai interrotta.
Per La Nasa è l’uscita dalla fase più nera perché dopo aver speso cento miliardi di dollari per costruire la stazione non aveva più un veicolo per arrivarci e doveva pagare biglietti salati all’agenzia spaziale russa per salire sulle navicelle Soyuz. Per l’ultimo volo che ha affittato per quest’anno ha versato 90 milioni di dollari per un solo posto. Ma dal 2014 l’accordo siglato con Musk e con la società Boeing ha permesso la costruzione delle prime due navicelle private che forniranno i collegamenti alla Iss quando servono pagando solo la tariffa del viaggio non più preoccupandosi della gestione dell’astronave.
Crew Dragon rimarrà agganciata alla stazione da uno a quattro mesi a seconda di come andranno i collaudi anche se nelle future missioni potrà restare lassù molto di più, fino a 210 giorni. E se tutto andrà bene entro l’anno inizieranno le sei spedizioni di servizio per le quali Musk ha già ricevuto 2,6 miliardi di dollari. E per la prima si stanno già addestrando quattro astronauti. Altrettanto accadrà con la navicella Starliner della Boeing che presto seguirà la strada di Crew Dragon. Ma il volo è storico perché le nuove astronavi aprono le porte dello spazio al mondo civile e commerciale. E intanto Musk lavora per portarci anche su Marte.
La Nasa
Per la Nasa è l’uscita dalla fase più nera: doveva pagare i russi per salire sulle navicelle