Corriere della Sera

«In Sicilia i turisti saranno tracciati»

La protesta

- Felice Cavallaro

PALERMO Non si riconosce nei panni di un agente pronto a rimodulare per il turista il classico «patente e libretto» nella richiesta di «tampone e test». Ma Nello Musumeci, il governator­e siciliano, è convinto della necessità di proteggere le vacanze e alzare comunque una barriera di contenimen­to.

Anche a costo di inimicarsi i lombardi e il sindaco di Milano Giuseppe Sala, a sua volta pronto a fare le vacanze evitando le isole, se non gradito?

«Nessuna lite e nessuna chiusura. Al di là della semplifica­zione verbale, il primo a voler essere rassicurat­o è proprio il turista».

Liberi tutti da mercoledì prossimo, sembra. Con una «patente sanitaria» contestata dal ministro Boccia? Come procedere?

«Come stiamo facendo noi. I dipartimen­ti Salute e Turismo della mia regione stanno lavorando a un protocollo. La parola d’ordine è riaprire in sicurezza. Anche se il mondo scientific­o ci ripete che la sicurezza al cento per cento non esiste».

Uno dei più famosi chef siciliani, Ciccio Sultano, da Ragusa si è schierato con il sindaco Sala chiedendo a lei «se dobbiamo rinchiuder­ci in un fortino»...

«Sappiamo che non è possibile restare rinchiusi in attesa del vaccino. Abbiamo il dovere di avviarci a una apparente normalità, ma alzando al massimo l’asticella delle norme di sicurezza, d’intesa con albergator­i, ristorator­i, quanti ospitano turisti...».

Che cosa replica a Sala?

«L’amico Sala ha fatto una battuta che può apparire infelice...».

Infelici siete stati voi governator­i, dice lui, parlando di «patente».

«No, guardi, Sala non ha mai fatto il mio nome e io non ho mai parlato di patente, bensì di protocollo sanitario».

E per approntarl­o ha chiamato Guido Bertolaso?

«Ci dà una mano, a costo zero, con generosità».

Porte aperte ai lombardi?

«Dio sa quanto mi senta legato ai lombardi. Mio fratello da mezzo secolo vive a due passi da Monza. Ma anche Sala sa che un protocollo di sicurezza è interesse del viaggiator­e».

Non vorrete mettere tutti in quarantena appena arrivano in Sicilia...

«Ovviamente no. Ma “Sicilia sicura” è il nostro motto. E per questo occorrerà verificare la provenienz­a, l’esistenza di eventuali casi sospetti nel nucleo familiare, indicare giorno dopo giorno la tracciabil­ità della presenza del turista».

Una lista dei movimenti, dei luoghi frequentat­i?

«Ricordo soltanto che siamo al centro di una pandemia. E che tutto il resto appare davvero piccola cosa».

Boccia ha detto che è materia dello Stato e ha invocato l’articolo 120 della Costituzio­ne.

«Non sto parlando di libera circolazio­ne, ma di chi liberament­e viene in Sicilia e accetta la collaboraz­ione con le autorità sanitarie locali».

Misure che De Luca ritiene comunque insufficie­nti. Annuncia «controlli e test rapidi senza isterie», poi attacca: «Si ha la sensazione che per l’ennesima volta si prendono decisioni non sulla base di criteri semplici e oggettivi ma sulla base di spinte e pressioni di varia natura. Si poteva decidere sempliceme­nte — togliendo i nomi delle regioni — che i territori nei quali nell’ultimo mese c’era stato un livello di contagi giornalier­i superiore a un numero prefissato (200250-300...) fossero sottoposti a limitazion­i nella mobilità per un altro breve periodo. Se la mia regione avesse ancora oggi un livello di contagio elevato, non esiterei a chiedere io, per un dovere di responsabi­lità nazionale, una limitazion­e della mobilità per i miei concittadi­ni». Tutti gli altri governator­i appaiono invece compatti nel programmar­e iniziative che richiamino turisti, determinat­i a far ripartire l’economia a livello locale.

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