Corriere della Sera

«Seconda ondata forse a dicembre Ma stavolta sarà meno feroce»

L’infettivol­ogo Le Foche: credo somiglierà di più a una forte influenza

- Di Margherita De Bac

ROMA Arriverà la seconda ondata dell’epidemia?

«Non si può prevedere con certezza. Abbiamo a che fare con un virus nuovo, che ha un comportame­nto sorprenden­te», spiega Francesco Le Foche, responsabi­le del Day hospital di Immunoinfe­ttivologia al Policlinic­o universita­rio Umberto I di Roma.

Potrebbe accadere in autunno, come ipotizza Silvio Brusaferro, presidente dell’istituto superiore di sanità?

«Sposterei l’arrivo di una possibile seconda ondata più in là, a dicembre, col freddo. Il virus deve avere il tempo di rialzare la testa dopo essere stato fermato dal lockdown. A luglio verosimilm­ente la circolazio­ne sarà ancora più ridotta di adesso. Non credo che a settembre-ottobre l’epidemia sarebbe già in grado di riprenders­i proprio per il limitato spazio temporale».

Il ritorno sarebbe feroce come la prima fase?

«Non credo che torneremo a vivere un’esperienza tanto tragica. Penso più a un’ondata paragonabi­le a quella prodotta da una forte influenza che è una malattia seria, non dimentichi­amolo, con complicanz­e importanti ed esiti mortali. Abbiamo avuto epidemie influenzal­i caratteriz­zate da una letalità simile a quella da Covid».

Il Servizio sanitario è pronto a fronteggia­re una nuova emergenza?

«Sì che lo è. La capacità di intercetta­re i focolai sul territorio è enormement­e migliorata. La chiave del successo è evitare che i pazienti infetti arrivino in ospedale e dunque creare percorsi di cura alternativ­i, strategia che è stata applicata. Non ci possiamo più permettere di privare i malati di cancro, cuore e patologie gravi dei controlli e delle cure come è successo in questi 3 mesi. Non devono essere messi all’angolo».

Il virus si è attenuato?

«A giudicare dai sequenziam­enti del genoma non è cambiato. Però troviamo sindromi meno aggressive. I nuovi pazienti stanno abbastanza bene tanto che si potrebbe pensare a una nuova espression­e di malattia da chiamare Covid like, simil-covid. Sintomi lievi, febbriciat­tola che non se ne va per giorni, ma il tampone

Gli «altri» malati La prossima volta non ci possiamo più permettere di privare dei controlli i malati di altre patologie

I test sierologic­i

Il virus lascia una traccia difficile da interpreta­re Non si può parlare di patenti di immunità resta negativo in quanto la carica virale è bassa e la positività non viene rilevata».

Come si spiega?

«Il virus può aver trovato la coabitazio­ne con la cellula umana che ha infettato. Una convivenza pacifica che si è instaurata col lockdown. Il suo interesse ora è diventato quello di non uccidere l’ospite, perché deve sopravvive­re e non ucciderlo».

Il Sars-cov-2 costringer­à a rivedere i testi di medicina?

«Sì, è un virus strano, diverso. Noi immunologi sapevamo che solitament­e un virus quando entra nell’organismo induce la produzione di anticorpi IGM (immunoglob­uline) e poi di anticorpi IGG. Era una regola fissa. Invece adesso vediamo comparire le IGM senza che poi siano seguite dalle IGG. Oppure le IGM arrivano tardi, alla terza settimana dall’avvio dell’infezione, anziché subito dopo il contatto con l’agente estraneo. Prima era scontato che le IGM corrispond­essero alla fase acuta della malattia e che le IGG indicasser­o un’infezione pregressa. Sappiamo per certo però che i pazienti gravi, ricoverati in terapia intensiva, sviluppano IGG che sono neutralizz­anti, protettive».

E allora hanno un senso i test sierologic­i rapidi, che rilevano appunto la presenza dei due tipi di anticorpi e che alcune Regioni intendono proporre come patentino di accesso?

«Siamo sicuri che questo virus lascia una traccia ma non sappiamo come interpreta­rla. Quindi non ci sono i presuppost­i per parlare di patenti di immunità».

Come difendersi, allora?

«Sta a noi renderci immuni rispettand­o le regole di distanziam­ento interumano e di igiene e indossando le mascherine. Sono contrario ai guanti, veicoli di sporcizia».

Fino a quando dovremo mantenere le distanze?

«La vita è cambiata per sempre. Non sono più proponibil­i resse al ristorante, slalom tra i lettini sulla spiaggia e la calca in autobus. Comportame­nti contrari alla salute pubblica. La promiscuit­à è da dimenticar­e per sempre. Ora valgono i sani principi di educazione civica».

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