Corriere della Sera

«Il mondo getta il 60% dell’energia prodotta»

- Di Sara Gandolfi

un paradosso. L’ambiente non è mai stato così bene negli ultimi settanta anni come in questo periodo di frantumazi­one della società umana. L’inquinamen­to e le emissioni di gas serra sono ai minimi storici, le acque sono limpide, la natura risplende. Cogliamo l’occasione di questa ripartenza, per tornare in sintonia con il pianeta». È pressante l’invito del professor Filippo Giorgi, climatolog­o del Centro internazio­nale di Fisica teorica a Trieste, unico scienziato italiano nell’organo esecutivo dell’intergover­nmental Panel on Climate Change che ha vinto nel 2007 il Premio Nobel per la pace insieme ad Al Gore.

Concretame­nte, quali sono le azioni che l’italia dovrebbe intraprend­ere da subito?

«È fondamenta­le la riconversi­one energetica: dobbiamo passare da un sistema basato per l’80% a livello globale sull’uso di combustibi­li fossili a un sistema fondato su energie pulite. Significa innanzitut­to incentivar­e l’efficienza energetica di case, trasporti, ecc. Oggi nel mondo si spreca dal 60 al 65% dell’energia prodotta e ciò in buona parte deriva dal fatto che molte attività dipendono da motori termici, cioè a petrolio, gas o carbone. Rispetto ai motori elettrici hanno rendimenti molto più bassi. Dobbiamo procedere sulla strada dell’elettrific­azione, in tutti i campi. E poi è necessario accelerare la produzione di energia da fonti rinnovabil­i. In Italia solo il 18% dell’energia primaria e il 35% dell’energia elettrica oggi viene da fonti rinnovabil­i. In altri Paesi europei, come il Portogallo, si sfiora il 100%, nel Regno Unito e in Germania è oltre la metà».

Le fonti rinnovabil­i possono da sole provvedere al fabbisogno energetico di un Paese industrial­e come l’italia?

«Gli esperti confermano che, con tecnologie già esistenti o in fase di sviluppo, questo è possibile. È una transizion­e che richiederà una trentina di anni, che poi è l’orizzonte temporale con cui studiamo i cambiament­i climatici. Entro il 2050 bisogna abbattere a zero le emissioni. E considerat­o che in Italia non abbiamo né petrolio, né carbone, né gas naturale, mi sembra anche una transizion­e logica».

Eurac Research ha calcolato che il sistema energetico italiano costa 60,6 miliardi di euro l’anno, oltre la metà per l’acquisto di petrolio e gas. Per raggiunger­e il target europeo al 2030, ovvero un taglio del 40% delle emissioni rispetto al 1990, portando la quota delle rinnovabil­i al 30%, come previsto dal Piano nazionale integrato energia e clima, si stima una maggiore spesa del 5,4%. In un momento di emergenza economica come l’attuale, sono investimen­ti realizzabi­li?

«È la direzione che ha preso tutto il mondo. L’era del petrolio è finita. Non perché sia finito il petrolio ma perché ormai esistono altre fonti

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