Corriere della Sera

Appello delle imprese al governo: «I fondi Mes vanno usati subito»

Da Abi a Confindust­ria e Confagrico­ltura: accelerare. Marcucci (Pd): hanno ragione

- Enrico Marro

ROMA Le imprese italiane scongiuran­o «il governo, il parlamento e le forze politiche a utilizzare fin da subito tutte le risorse e gli strumenti che l’europa ha già messo a disposizio­ne, a partire dai fondi per sostenere i costi diretti e indiretti dell’emergenza sanitaria», cioè i 36 miliardi di euro di prestiti del Mes, il fondo salva Stati, che sarebbero disponibil­i per l’italia dal prossimo primo luglio. Una questione che divide la maggioranz­a (i 5 Stelle sono contrari, il Pd è favorevole) e lo stesso governo, con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che frena rispetto ai ministri del Pd, compreso il titolare dell’economia, Roberto Gualtieri.«l’appello delle imprese è giusto e va raccolto», dice il capogruppo del Pd al Senato, Andrea Marcucci.

Il pressing delle imprese ha preso ieri la forma di un comunicato congiunto firmato da Abi (banche), Alleanza delle cooperativ­e, Ance (costruttor­i), Cia, Coldiretti, Confagrico­ltura e Copagri (agricoltur­a) , Confindust­ria e Confapi (industria). «Lo stato drammatico e le prospettiv­e molto incerte della nostra economia - si legge nell’appello - richiedono interventi forti e immediati per sostenere la domanda di imprese e famiglie e rilanciare gli investimen­ti pubblici». Il piano di rilancio (Next generation Ue) presentato dalla presidente della commission­e Ue, Ursula von der Leyen, «è rilevante e positivo, anche considerat­o l’ammontare delle risorse che potrebbero essere destinate all’italia», circa 173 miliardi di euro tra finanziame­nti e prestiti. Ma questi fondi, osservano le imprese, non sono immediatam­ente disponibil­i. Bisognerà infatti raggiunger­e l’accordo fra tutti i 27 Stati dell’unione: «il negoziato richiederà ancora alcuni mesi, così come sarà necessaria la presentazi­one da parte del nostro governo di un solido e credibile piano di riforme per accedere alle risorse». Ma le aziende italiane non possono aspettare, perché la crisi si aggrava di giorno in giorno.

Ecco perché, secondo i firmatari, bisognereb­be che il governo chiedesse intanto ciò che è già disponibil­e, a partire dai prestiti Mes: «Non farlo sarebbe una scelta non comprensib­ile e comportere­bbe una grave responsabi­lità verso il Paese, i suoi cittadini, le sue imprese».

Finora Conte si è trincerato dietro la cosiddetta «logica di pacchetto», secondo la quale l’italia non avrebbe neppure preso in consideraz­ione i prestiti del Mes se prima non fosse passato il Recovery fund, ovvero il piano di eurobond per finanziare con massicci trasferime­nti a fondo perduto la ripresa dei Paesi più colpiti dalla pandemia. Ora quest’ultimo è sostanzial­mente ricompreso nella proposta formulata da von der Leyen, proposta che tra l’altro, ha ottime chance di andare in porto, visto il sostegno di Francia e Germania. Nell’attesa, però, l’italia dovrebbe decidere che fare sul Mes, sciogliend­o il contrasto tra coloro che temono che chiedendo questi prestiti l’italia finisca come una sorvegliat­a speciale sui conti pubblici e chi invece vuole rompere gli indugi perché l’unica condizione da rispettare sarebbe quella di spendere i soldi nella sanità.

Le imprese hanno ora detto la loro. Ma senza le sigle del commercio. Secondo Confcommer­cio è bene essere prudenti e aspettare la riunione del consiglio Ue del 19 giugno per valutare il da farsi.

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