Appello delle imprese al governo: «I fondi Mes vanno usati subito»
Da Abi a Confindustria e Confagricoltura: accelerare. Marcucci (Pd): hanno ragione
ROMA Le imprese italiane scongiurano «il governo, il parlamento e le forze politiche a utilizzare fin da subito tutte le risorse e gli strumenti che l’europa ha già messo a disposizione, a partire dai fondi per sostenere i costi diretti e indiretti dell’emergenza sanitaria», cioè i 36 miliardi di euro di prestiti del Mes, il fondo salva Stati, che sarebbero disponibili per l’italia dal prossimo primo luglio. Una questione che divide la maggioranza (i 5 Stelle sono contrari, il Pd è favorevole) e lo stesso governo, con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che frena rispetto ai ministri del Pd, compreso il titolare dell’economia, Roberto Gualtieri.«l’appello delle imprese è giusto e va raccolto», dice il capogruppo del Pd al Senato, Andrea Marcucci.
Il pressing delle imprese ha preso ieri la forma di un comunicato congiunto firmato da Abi (banche), Alleanza delle cooperative, Ance (costruttori), Cia, Coldiretti, Confagricoltura e Copagri (agricoltura) , Confindustria e Confapi (industria). «Lo stato drammatico e le prospettive molto incerte della nostra economia - si legge nell’appello - richiedono interventi forti e immediati per sostenere la domanda di imprese e famiglie e rilanciare gli investimenti pubblici». Il piano di rilancio (Next generation Ue) presentato dalla presidente della commissione Ue, Ursula von der Leyen, «è rilevante e positivo, anche considerato l’ammontare delle risorse che potrebbero essere destinate all’italia», circa 173 miliardi di euro tra finanziamenti e prestiti. Ma questi fondi, osservano le imprese, non sono immediatamente disponibili. Bisognerà infatti raggiungere l’accordo fra tutti i 27 Stati dell’unione: «il negoziato richiederà ancora alcuni mesi, così come sarà necessaria la presentazione da parte del nostro governo di un solido e credibile piano di riforme per accedere alle risorse». Ma le aziende italiane non possono aspettare, perché la crisi si aggrava di giorno in giorno.
Ecco perché, secondo i firmatari, bisognerebbe che il governo chiedesse intanto ciò che è già disponibile, a partire dai prestiti Mes: «Non farlo sarebbe una scelta non comprensibile e comporterebbe una grave responsabilità verso il Paese, i suoi cittadini, le sue imprese».
Finora Conte si è trincerato dietro la cosiddetta «logica di pacchetto», secondo la quale l’italia non avrebbe neppure preso in considerazione i prestiti del Mes se prima non fosse passato il Recovery fund, ovvero il piano di eurobond per finanziare con massicci trasferimenti a fondo perduto la ripresa dei Paesi più colpiti dalla pandemia. Ora quest’ultimo è sostanzialmente ricompreso nella proposta formulata da von der Leyen, proposta che tra l’altro, ha ottime chance di andare in porto, visto il sostegno di Francia e Germania. Nell’attesa, però, l’italia dovrebbe decidere che fare sul Mes, sciogliendo il contrasto tra coloro che temono che chiedendo questi prestiti l’italia finisca come una sorvegliata speciale sui conti pubblici e chi invece vuole rompere gli indugi perché l’unica condizione da rispettare sarebbe quella di spendere i soldi nella sanità.
Le imprese hanno ora detto la loro. Ma senza le sigle del commercio. Secondo Confcommercio è bene essere prudenti e aspettare la riunione del consiglio Ue del 19 giugno per valutare il da farsi.