Corriere della Sera

La freelance e la regina L’intervista (im)possibile

- Di Carlo Baroni

Icronisti sono come i calabroni. Non credono alle leggi della fisica. Volano contro ogni logica. Planano su storie incredibil­i. Incontrano gente impensabil­e. Presidenti e briganti. Terroristi e finanzieri. Poeti e cantanti. E qualche volta il confine tra le due categorie si distingue a fatica. Per un giornalist­a non esiste l’intervista impossibil­e. Provarci sempre è un istinto prima che un dovere. Sara, la protagonis­ta di Sognando Rania (Golem edizioni), il nuovo libro — il primo romanzo — di Lucia Pozzi, si è messa in testa di arrivare a mettere il suo taccuino davanti alla regina di Giordania. Senza aiuti. Senza bigliettin­i da visita per aprire le porte del palazzo. Solo con l’incoscienz­a e la faccia tosta. E la passione.

La Giordania la affascina. Un’attrazione fatale. Rania è l’epicentro di un mondo desiderato. Un diadema che illumina senza abbagliare. Una bellezza che viene da dentro. Regina senza bisogno di ostentare corone o sangue blu. Il viaggio di Sara è un biglietto di speranza. Un aggancio ad Amman. L’amico di un’amica. Mai visto. E sentito solo per mail. Un’intervista già venduta a un importante settimanal­e senza averne parlato con la diretta interessat­a. I rischi non si calcolano. Sennò sono solo azzardi. Sara ci crede sempre. E qualche volta mai.

Quando sbarca in Giordania ha capito che ne è valsa la pena. Comunque vada. Amman è come la pensava. L’oriente dei libri. E le pagine non sbagliano mai. Lei lo sa. Ci lavora tra giornali e volumi. Fa la cronista freelance (il salario è una variabile indipenden­te) e la libraia. O meglio, dà una mano al proprietar­io, un anziano signore napoletano, a trovare acquirenti per i suoi tomi antichi. Essere circondati dalla bellezza aiuta.

L’imprinting con il Medio Oriente si chiama Jaber, il factotum dell’amico, Paolo, che la ospiterà. Autista, confessore, filosofo. Jaber è leale e affidabile. È sua l’auto che spunta dal caos quando Sara perde ogni speranza di taxi. È lui l’anticamera che la porta a Paolo. L’italiano indecifrab­ile e affascinan­te. Il tesoro nascosto. Che si è lasciato un matrimonio sbagliato e un Paese incerto alle spalle. Per Sara quello con Paolo è un sentimento ad andamento lento. Un guardarsi curiosi, capire di capirsi. Per provare a spiegare «il complesso meccanismo che governa l’armonia del loro amore». Paolo è un uomo senza tempo e luogo. Forse non sa ancora cosa fare della sua vita. Forse altri avevano deciso per lui.

La casa di Paolo è un teatro con tutti attori non protagonis­ti. Forse perché ognuno ha storie da copertina. Storie di ferite nel corpo e nell’anima. Di sottomissi­one e di riscatto. Di donne. Venute da lontano e anche da dietro l’angolo. Tutte con la stessa serena determinaz­ione di quelle che, invece, la vita è stata senza spigoli. Come Nina: il flebile, ma solido, filo che porta fino a Rania. La regina che è presente sulle pareti e nei cuori. La luce, che in Oriente vuol dire tutto, per credere che il futuro è una giornata da vivere senza paura. Regina dentro senza bisogno di una corona che la imponga al mondo. Regina perché non ha sudditi, ma un popolo, la sua gente. Bella come chi ha avuto un dono e allora non c’è da menar vanto.

Nina lavora nello staff della comunicazi­one della sovrana hashemita. Tutte le richieste di intervista passano da lei. Uno sbarrament­o intelligen­te. Non si fa suggestion­are da nomi e testata. Guarda in faccia l’interlocut­ore. Lavora d’istinto. Fa così anche con Sara. Senza darle illusioni. È solo cortese. Una gentilezza che non è di facciata. Ma la giornalist­a italiana è convinta che sia l’ultimo step del suo sogno. Oltre non si può andare. Sara di più non può chiedere. La Giordania le ha già regalato tanto. Rania sarebbe il tutto. Ma la vita è un film con un canovaccio impossibil­e da imparare prima. Qualcuno lo chiama destino. In Medio Oriente si affidano al volere misterioso, ma giusto, di qualcuno che sta più in alto. E sussurrano fiduciosi: Inshallah.

Salto nel buio Giovane giornalist­a appassiona­ta, Sara parte per la Giordania senza certezze

Doni del destino Un uomo indecifrab­ile che sarà l’amore, forse l’occasione di scrivere il pezzo della vita

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Hilda Hiary (Amman, Giordania, 1969), Tomorrow (2019, acrilico su tela, particolar­e), courtesy dell’artista

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