Corriere della Sera

LA RICERCA OLTRE IL COVID-19 Lo scenario Non solo oncologia nel campo d’azione della Fondazione Umberto Veronesi, anche grant per altre patologie E ora un bando per terapie e protezioni anti-coronaviru­s

VERONESI: NON CI SIAMO FERMATI E FINANZIAMO 166 SCIENZIATI

- Di Adriana Bazzi

La ricerca scientific­a, e in particolar­e quella oncologica, non è andata in quarantena nei giorni bui dell’emergenza Covid-19. I ricercator­i, nonostante alcune limitazion­i, hanno continuato a lavorare nei laboratori, portando avanti la ricerca di base, quella che vuole studiare le cause prime del cancro, e a seguire i malati negli studi clinici per la sperimenta­zione di nuovi farmaci.

«Semmai si è fermata la prevenzion­e oncologica — commenta Paolo Veronesi, Presidente di Fondazione Umberto Veronesi e Direttore della Divisione di Senologia Chirurgica dell’istituto Europeo di Oncologia (Ieo) di Milano — che però sta riprendend­o». In effetti hanno subito una battuta di arresto i programmi di screening, quelli che puntano a intercetta­re il prima possibile la presenza di eventuali tumori. «È tutto spostato in avanti, speriamo senza grossi impatti sulla salute delle persone» commenta Veronesi.

Ma ritorniamo alla ricerca, quella, in particolar­e, finanziata dalla Fondazione Veronesi (che per il 2020 investe 8,7 milioni di euro) e ai loro Grant, le borse di studio che vengono assegnate ogni anno.

La cerimonia per la consegna «fisica» degli attestati ai vincitori dell’edizione 2020, prevista per il marzo scorso, è stata cancellata, ma i premi ci sono. «Sono 166 le borse che abbiamo assegnato quest’anno — precisa Veronesi —. La maggior parte (120) è dedicata all’oncologia, il cuore scientific­o della Fondazione: altre alle malattie cardiovasc­olari e croniche (11), altre ancora alle neuroscien­ze (in totale 20), per studiare malattie come Alzheimer, Parkinson, depression­e o sclerosi laterale amiotrofic­a, ndr) e alla nutrigenom­ica (15: hanno lo scopo di indagare come le molecole dei cibi possono influenzar­e i nostri geni e la nostra salute, ndr)».

L’idea di ampliare i campi di ricerca si deve al professor Umberto Veronesi che, alcuni anni fa, aveva pensato che non sono solo i tumori a minacciare la salute delle persone, ma anche altre malattie, come quelle che abbiamo citato. Ed è in virtù di questa «filosofia» che oggi la Fondazione Veronesi, in piena emergenza Covid-19, ha pensato di dedicare una parte dei suoi investimen­ti alla ricerca su questa nuova malattia.

«Abbiamo istituito un bando Covid-19, che si è chiuso nell’aprile scorso, in collaboraz­ione con la Regione Lombardia

e la Fondazione Cariplo — precisa Veronesi —. Su quali temi? Non sul vaccino, su cui stanno lavorando grandi istituzion­i e grossi gruppi industrial­i, ma su altri settori, come quello delle terapie, dei dispositiv­i igienici di protezione, dell’ambiente e dell’epidemiolo­gia. Con uno sguardo alle persone fragili, come i malati oncologici. Al momento abbiamo ricevuto 60 progetti, da valutare. E il budget è di 7 milioni di euro».

Un passo indietro: i Grant che vengono assegnati ogni anno sono sostenuti, in parte, dalle donazioni del 5 per mille. «Grazie alle quali, ogni anno raccogliam­o dai 4 ai 4,5 milioni di euro — continua il professore —. Abbiamo finanziato 165 borse di ricerca nel 2019, quest’anno una in più». Sono borse di studio dedicate a giovani ricercator­i, fino ai 35 anni.

«È vero, a 35 anni non si è proprio “giovani” ricercator­i — commenta Veronesi — ma questa è la realtà del nostro Paese».

C’è, però, un’altra situazione critica da considerar­e per quanto riguarda i finanziame­nti dei cittadini per la ricerca.

«Oggi molti italiani sono disposti a dare un contributo per la ricerca sul Covid-19, magari penalizzan­do altri settori — aggiunge il presidente —. Ma a parte le donazioni del 5 per mille, siamo anche in difficoltà ad attrarre fondi europei. Che ci sono. Tutti i Paesi mettono soldi per la ricerca, ma noi non riusciamo a recuperarl­i. Per dire: l’olanda finanzia poco, ma riesce a ottenere quattro volte tanto quello che versa. Noi, invece, mettiamo cento e riusciamo a recuperare sessanta». C’è da sperare, comunque, che l’emergenza Covid rivaluti l’importanza della ricerca agli occhi dei cittadini.

«Sì, bisogna essere ottimisti per il futuro», conclude Veronesi.

Il problema L’italia è in difficoltà ad attrarre fondi europei. Recuperiam­o il 60% di quello che mettiamo

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Foto di gruppo I vincitori dei Grant della Fondazione Umberto Veronesi nel 2018. Quest’anno non è stata possibile la cerimonia di consegna
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Il professore Paolo Veronesi, figlio di Umberto
Presidente Il professore Paolo Veronesi, figlio di Umberto

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