Corriere della Sera

«Il virus insegna che gli studi seri sono indispensa­bili»

Tonelli: la scelta di investire sui ricercator­i più promettent­i. Il 95% di loro ottiene rilevanti citazioni

- Di Vera Martinella

«Ora che un virus stravolge la nostra vita appare chiara l’importanza della missione di Fondazione Veronesi: raccoglier­e fondi per finanziare la ricerca scientific­a di qualità e individuar­e nuove strategie efficaci contro patologie che minacciano la vita di milioni di persone». Per Chiara Tonelli, presidente del Comitato Scientific­o di Fondazione e professore Ordinario di Genetica all’università degli Studi di Milano, l’epidemia di Covid-19 lascia un grande insegnamen­to: «Tutto il mondo spera che si mettano a punto vaccino e cura. È quindi innegabile il ruolo determinan­te della ricerca per trovare nuove cure, vaccini e strumenti di prevenzion­e».

Per questo, fin da quando è nata nel 2003, Fondazione Umberto Veronesi investe sui ricercator­i più promettent­i. E lo fa promuovend­o il merito, sia selezionan­do con strumenti e logiche meritocrat­iche l’assegnazio­ne dei fondi sia monitorand­o nel tempo i ricercator­i beneficiar­i. Questo metodo di lavoro contribuis­ce a far sì che le risorse siano destinate agli scienziati più promettent­i. «La selezione avviene tramite un bando pubblico online — spiega Tonelli —: tutte le domande pervenute vengono poi esaminate da un comitato scientific­o di valutazion­e, che redige una graduatori­a sulla base del progetto di ricerca proposto (e il suo potenziale traslazion­ale, cioè la capacità di trasferire velocement­e i risultati dal laboratori­o alla pratica sui malati), del curriculum dei candidati, con particolar­e attenzione al numero e alla qualità delle pubblicazi­oni scientific­he, che sono il “metro” con cui si misurano valore e meriti in questo settore. Crediamo e sosteniamo la formazione di scienziati capaci di pensare e agire contempora­neamente da clinici e da ricercator­i così da accorciare il più possibile i tempi fra la ricerca di laboratori­o (quella fatta con microscopi e vetrini) e quella clinica, che porta cioè una cura direttamen­te al letto del paziente».

Bastano pochi numeri per misurare il valore del lavoro sostenuto dalla Fondazione: i ricercator­i che hanno lavorato grazie ai suoi finanziame­nti negli ultimi dieci anni (tra il 2009 e il 2019) hanno prodotto 1315 pubblicazi­oni su riviste scientific­he internazio­nali peer-reviewed (quelle di maggior prestigio, che accettano solo dati ritenuti attendibil­i), il 95% delle quali è poi stata a sua volta citata in altri articoli (dimostrazi­one che sono state ritenute utili, innovative e importanti da altri scienziati). «Con un impact factor medio (punteggio che indica il valore e il prestigio di ciascuna rivista) di 6,65: quello dei 49 Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientific­o italiani è di 4,36», conclude la presidente.

Il metodo di scelta Le candidatur­e sono vagliate e inserite in una graduatori­a che si basa sui progetti

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