Corriere della Sera

Nuova indagine sul Tour 2017 su sostanza proibita allora non rilevabile

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(m. bon.) Un indizio, una pista e, forse, uno o più nomi. La Cycling Anti-doping Foundation (Cadf), organo investigat­ivo del ciclismo mondiale, sta concludend­o le analisi dei campioni di urina del Tour de France 2017 — scongelati per l’occasione — a caccia di una sostanza già all’epoca proibita ma non rilevabile ai controlli antidoping, il cui nome non è stato reso noto. Lo racconta il quotidiano belga Het Nieuwsblad che cita una fonte della Cadf. Non si tratta di un’operazione di routine: l’indicazion­e dei soggetti da controllar­e e della sostanza da cercare arriva dagli strascichi dell’operazione Aderlass, partita con una clamorosa serie di arresti ai Mondiali di sci nordico di Seefeld, in Austria, nel febbraio 2019. L’operazione portò alla squalifica di una ventina di persone, tra loro, di otto ciclisti ed ex ciclisti tra cui l’ex re degli sprinter italiani, Alessandro Petacchi, poi squalifica­to per due anni. Al centro c’era un dottore tedesco, Mark Schmidt (foto), che eseguiva trasfusion­i di sangue nel suo studio di Erfurt, in Germania. La sostanza sarebbe già stata presente nei prontuari farmaceuti­ci dell’epoca ma non ritracciab­ile dai protocolli antidoping. Alla ricerca lavorano ora due laboratori Wada, quello di Seibersdor­f in Austria e quello di Colonia in Germania. A quel Tour (vinto da Chris Froome) partecipar­ono sia Kristijan Durasek che Borut Bozic, tra gli indagati e squalifica­ti di Aderlass.

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