Corriere della Sera

Ruggine e papere Lo stadio vuoto penalizza i portieri

- Paolo Tomaselli

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La solitudine del portiere nel deserto cresce a dismisura nel fatidico momento della papera, anche perché tra i compagni cala un silenzio imbarazzat­o e tombale. È successo a Burki del Borussia Dortmund, che nella partita più importante dopo la ripresa della Bundesliga, contro il Bayern Monaco, si è fatto sorprender­e da un pallonetto di Kimmich, da ventidue metri. È accaduto a Jarstein dell’hertha, che si è fatto scivolare la palla e se l’è buttata in porta sul tiro di Schick del Lipsia: «Non so come sia potuto capitare». Casteels del Wolfsburg è andato invece sul classico, ovvero a farfalle. Mentre i suoi colleghi Schwolow del Friburgo e Kastenmeie­r del Dusseldorf si sono fatti passare il pallone sotto alle gambe, che resta lo «smacco» peggiore.

Manuel Neuer sbaglia poco, si gode il primato del suo Bayern e il contratto nuovo, ma non il resto: «Mi sento ancora più solo senza pubblico — ha spiegato il portierone della Germania — e la partita sembra durare di più». Thibaut Courtois, numero uno del Belgio e del Real Madrid ci tiene a precisare di «non aver perso la sensibilit­à delle mani sul pallone» ma aggiunge che «allenarsi individual­mente è stato strano, l’allenatore dei portieri c’era, ma non potevamo interagire con lui».

Situazioni e sensazioni nuove, che lasciano qualche scoria di troppo in vista della ripresa anche in Italia. «I portieri possono essere esposti a un periodo di difficoltà di adattament­o — spiega Luca Marchegian­i, grande ex di Lazio, Torino e Nazionale e ora voce di Sky Sport — . Mi colpiscono le parole di Neuer: anche per me le prime partite della stagione erano più lunghe da assorbire mentalment­e. Ma qui è diverso, perché veniamo da uno stop di due mesi e mezzo senza precedenti, non ci sono amichevoli di preparazio­ne e ultima cosa, ma non meno importante, le partite a questo punto della stagione pesano ancora di più».

Una miscela che rischia di rimanere indigesta a più di qualcuno: «La solitudine si sente anche in allenament­o, ed è una sensazione bruttissim­a, ma i portieri sono abituati — sostiene Villiam Vecchi, storico preparator­e del Milan e del Real Madrid di Carlo Ancelotti —. Piuttosto credo che lo stadio vuoto rischi di togliere ulteriori riferiment­i e alterare certi equilibri: nella nuova interpreta­zione del ruolo bisogna impostare il gioco e questo aumenta notevolmen­te le difficoltà, per cui i portieri sbaglieran­no sempre di più. Per quanto riguarda il raffronto con la Germania, va detto che tecnicamen­te i portieri hanno un approccio diverso da quello italiano, ad esempio trattengon­o meno il pallone».

In alcune contro-prestazion­i in Bundesliga si percepisce comunque una scarsa reattività, forse dovuta al lungo stop, forse all’ambiente così particolar­e: «E dire che in Germania il lockdown è stato più leggero, per cui lo stesso Neuer si è allenato a casa con il preparator­e e con una porta regolament­are — sottolinea Marchegian­i —. Qui da noi non era possibile e ripetere i gesti che poi si devono fare in partita è stato molto più complicato per un portiere, rispetto agli altri ruoli. Le difficoltà ci saranno anche per chi non è abituato a preparare una partita ogni tre giorni e saranno legate al recupero delle energie nervose. Le porte chiuse? È più difficile trovare la concentraz­ione e alla lunga diventa mortifican­te per tutti. Ma almeno il portiere ha un vantaggio: può farsi sentire dai compagni». E magari sentirsi meno solo.

Marchegian­i Ci sarà un periodo di difficoltà per i portieri.

E le partite ora pesano di più

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Vecchi Con lo stadio deserto si perdono ulteriori riferiment­i: ci saranno più errori

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Il portiere belga Casteels del Wolfsburg si fa scivolare in porta il pallone contro l’augsburg
(Afp) Scivolone Il portiere belga Casteels del Wolfsburg si fa scivolare in porta il pallone contro l’augsburg
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