Ma le macchine rosse...»
Kubica: «Ho ritrovato la serenità, Ferrari non ne compro»
«Ho ricominciato ad allenarmi all’aperto, a pedalare. Se riprenderemo a correre in luglio, per me arriveranno mesi ad altissima intensità. Terzo pilota Alfa Sauber in F1 e le gare del campionato Dtm con Bmw». Robert Kubica tiene in forma corpo e mente. È magrissimo, svelto a pensare e a dire secondo un’attitudine proverbiale: «La quarantena è stata una rivelazione: dopo anni mi sono svegliato senza il peso di una preoccupazione, senza ansia. Ho eliminato i rimpianti. Il 2019 è stato un mix di sensazioni forti, tornavo a correre in F1 dopo molto tempo, un traguardo tagliato se penso ai miei limiti fisici dopo l’incidente del 2011. Però, partire dall’ultima fila, per un agonista, significa una penitenza».
In molti pensano che il suo rientro sia stata una occasione persa per la F1. È così?
«Otto anni di assenza sono tanti. Molti piloti, molti giornalisti non mi conoscevano nemmeno e anche chi gestisce il Motorsport non lo fa da una vita. Se ci fosse stato Ecclestone
forse le cose avrebbero preso una piega diversa. Lui ama questo mondo e la passione è agganciata alla memoria».
Miglior prestazione con l’alfa Sauber nell’unica verifica del 2020, test di Barcellona. Una piccola rivincita?
«Una conferma intima. Ho ritrovato una vera macchina da corsa, il piacere puro della guida, l’entusiasmo che hai quando sei giovane e cominci l’avventura».
Box condiviso con Raikkonen e Giovinazzi. Che tipi sono?
«Raikkonen lo conosco da anni, ha esperienza e ama ancora correre. Con Antonio ci siamo parlati molto. Credo soffra questa sosta perché ha il forte desiderio di dimostrare quanto vale. Lo farà di certo, spero presto».
Vettel e la Ferrari si separano e arriva Sainz. Sorpreso?
«Un po’. Ma se un rapporto si esaurisce è meglio chiuderlo.
Test driver Robert Kubica, 35 anni, è il terzo pilota dell’alfa (Getty Images) austriaca, si svolgeranno due volte sullo stesso circuito a una settimana di distanza l’una dall’altra. Lo stesso dovrebbe accadere a Silverstone, che nella bozza del calendario è previsto per i primi due weekend di agosto. Per evitare l’effetto «fotocopia» da un Gp all’altro e introdurre più imprevedibilità, Fia e Formula 1 hanno proposto di cambiare, nella gara bis, il format delle qualifiche. Che sarebbero sostituite da una gara sprint (il numero di giri è da definire) la cui griglia sarebbe Credo che la decisione non sia stata presa di recente, la Ferrari è abituata a programmare con anticipo ogni mossa e il denaro non c’entra nulla.
Ingaggiare Sainz può essere considerata una scelta coraggiosa ma è un pilota che non ha mai corso nelle posizioni di testa, il che genera qualche difficoltà quando ti trovi a lottare per una vittoria: Bottas o Ricciardo avrebbero offerto qualche rassicurazione in più. Sempre così: pro e contro».
Leclerc e Verstappen. Chi preferisce?
«Entrambi. O, meglio: penso che Max sia molto intelligente, pronto per vincere un Mondiale, altro che irruenza e foga. Resta da osservare come si comporterà lottando per un titolo, ma su Verstappen campione del mondo scommetterei subito. Leclerc avrebbe potuto vincere alla sua seconda gara in Ferrari, in Bahrein. Chi è rimasto sorpreso dalle sue prestazioni significa che di piloti capisce poco. Normale che uno come Charles abbia creato problemi a Vettel».
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Con Hamilton ha cominciato a lottare sin da bambino
determinata dalla classifica iridata del momento, ma invertita: quindi il primo in classifica partirebbe ultimo, il secondo penultimo e via di seguito. La gara sprint determinerebbe poi la griglia del Gp. Questa proposta era già stata presentata l’anno scorso, ma non aveva ottenuto il consenso della maggioranza dei team, che ora invece sembrerebbero propensi ad accettarla. Ancora qualche giorno e si capirà se si otterrà la necessaria unanimità.
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con i kart. Avrebbe scommesso anche su di lui?
«Se vuoi vincere devi batterlo, sempre stato così. Ha avuto in questi anni una super Mercedes ma ha fatto la differenza perché quando non puoi fare corsa di testa serve arrivare secondo e lui ha imparato anche questo. Nel 2018 la Ferrari era fortissima: ha saputo batterla. Certo, se fosse rimasto alla Mclaren, non ne parleremmo oggi in questi termini. Parleremmo di un altro campione. La macchina ha un peso enorme nel destino di chi guida. Alonso era un’iradiddio, gli ho visto fare cose strepitose. Eppure non è riuscito a vincere quanto avrebbe voluto e meritato».
Toccherà aspettare ancora molto per un titolo mondiale del Cavallino?
«Rincorrere è complicato. Devi prendere dei rischi e se rischi puoi inciampare. Ha perso più di un campionato per pochissimi punti e forse il cambio di regole spostato al 2022 può aiutarla».
Già, la Ferrari, dove lei sarebbe approdato se non si fosse fatto male in quel rally di Andora maledetto…
«Guardi, le dico una cosa che non ho mai detto a nessuno: a me piacciono le automobili stradali di colore rosso. Non ne ho mai comprata una; se non la vedo mi sento meglio».