Negozi, uno su tre rischia di chiudere Gualtieri: «Valuteremo il Mes»
Allarme della Confcommercio. Il ministro dell’economia: su Autostrade soluzione in tempi brevi Nella legge di Bilancio il piano per cambiare il Paese
Ormai non c’è istituzione, centro studi o associazione imprenditoriale che non lanci l’allarme sull’aggravarsi della situazione economica. Ieri è stata la Confcommercio a denunciare che quasi un esercizio su tre fra quelli che hanno riaperto rischia la chiusura definitiva nei prossimi mesi. Il governo è consapevole della gravità della crisi e della necessità di fare presto. Lo ha ribadito ieri il ministro dell’economia, Roberto Gualtieri, intervistato in tv a «In mezz’ora». Dove ha anche detto la sua sui prestiti del Mes, il fondo europeo salva Stati, argomento che divide la maggioranza (i 5 Stelle sono contrari, il Pd è favorevole) e lo stesso governo. «Valuteremo tutti gli strumenti più convenienti che ci sono, che siano del Mes o del Sure (il programma Ue contro la disoccupazione, ndr.). Valuteremo e faremo la scelta più utile, giusta e conveniente e sono sicuro che ci sarà un senso di maturità e di responsabilità», ha detto il ministro, esponente di rilievo dello stesso Pd.
A premere sul governo affinché chieda il prestito al Mes, che per l’italia significherebbe più di 36 miliardi di euro per spese direttamente o indirettamente legate alla pandemia, sono le principali associazioni imprenditoriali, con in testa la Confindustria del nuovo presidente Carlo Bonomi, molto critico verso le misure messe in campo dall’esecutivo. Posizioni che Gualtieri giudica «ingenerose», assicurando che tutte le misure del decreto legge Rilancio saranno operative «entro giugno» e auspicando «un grande patto con tutte le forze sociali, economiche e produttive» per lanciare a settembre, in occasione della presentazione della legge di Bilancioper il 2021, «un piano per la rinascita e la ripresa».
Il ministro ha anche detto che su Autostrade «ci sarà una soluzione in tempi brevi», facendo però capire che Aspi potrà evitare il ritiro della concessione solo accettando il taglio dei pedaggi.
Critica, secondo l’indagine di Confcommercio, la situazione delle 800 mila imprese del settore. L’82% ha riaperto, ma solo il 73% dei bar e ristoranti. La metà degli esercizi stima perdite dei ricavi fra il 50 e il 70%. E il 28% teme di chiudere definitivamente. «Gli imprenditori hanno volontà di riaprire nonostante le difficoltà, ma c’è il rischio di una tempesta perfetta», afferma il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. «Serve meno burocrazia e una accelerazione delle iniziative anticrisi».