Corriere della Sera

Secondo turno delle municipali (28 giugno): nuovo «tradimento» del sindaco di Lione. En Marche perde pezzi

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE S. Mon.

PARIGI Di nuovo, nei momenti di crisi, è l’ex mentore Gérard Collomb ad abbandonar­e Emmanuel Macron. Il 72enne sindaco di Lione ha ritirato la candidatur­a, non correrà più per La République En Marche (LREM) al secondo turno delle elezioni municipali previsto per il 28 giugno. Dopo «quarant’anni consacrati a Lione, venti per conquistar­la e venti per trasformar­la», Collomb stringe un accordo con la destra per sbarrare la strada ai Verdi arrivati in testa al primo turno. Si fa da parte, lascia il posto al delfino Yann Cucherat ma perde così l’appoggio del partito di Macron.

LREM era già in grande difficoltà a Parigi, dove l’ex ministra della Sanità Agnès Buzyn non ha chance di imporsi sulla sindaca uscente Anne Hidalgo (sinistra) e la sfidante

Rachida Dati (destra). Il presidente Macron sperava almeno di vincere a Lione, ma Collomb lo ha abbandonat­o, ancora una volta.

Nell’ottobre 2018, quando l’eliseo era reduce dello scandalo Benalla e si apprestava ad affrontare la rivolta dei gilet gialli, Collomb si dimise da ministro dell’interno per tornare alla sua amata Lione. Era stato il primo politico tradiziona­le a lasciarsi convincere da Macron, il primo socialista a sostenere quel giovane candidato dandogli solidità, e il solo a versare lacrime di gioia nel giorno dell’investitur­a, il 14 maggio 2017 all’eliseo, come un padre che si commuove alla laurea del figlio. Eppure lo stesso Collomb, co-fondatore di La République En Marche, è diventato l’uomo dei tradimenti nel momento del bisogno, il segnale più chiaro che il potere è in crisi. Quando Collomb molla, vuole dire che i guai sono seri.

E in effetti La République En Marche attraversa un brutto momento. In Europa Emmanuel Macron coglie finalmente successi importanti: si è schierato con Italia e Spagna per una maggiore solidariet­à nella risposta all’epidemia, ha convinto la cancellier­a Merkel ad accettare il principio della mutualizza­zione del debito staccando la Germania dai Paesi frugali del Nord, e può legittimam­ente presentars­i tra gli artefici di un possibile nuovo corso dell’ue. Ma quanto ai giochi politici francesi, il (Afp) di Francois Bayrou, alleati di En Marche. Ora il partito di Macron ha bisogno dei loro voti per la maggioranz­a suo partito non è più un blocco di potere indiscusso. LREM ha perso la maggioranz­a assoluta all’assemblea Nazionale, cosa che lo obbliga adesso a contare sull’appoggio dell’alleato centrista François Bayrou, finora ininfluent­e.

Nascono nuovi gruppi parlamenta­ri e correnti, con una fronda interna di sinistra che ricorda il precedente poco beneaugura­nte della presidenza Hollande. Dopo le elezioni, entro la prima metà di luglio Macron potrebbe procedere a un rimpasto (voci e smentite riguardano un addio del premier Edouard Philippe) o anche sciogliere il Parlamento e indire elezioni legislativ­e anticipate. Il presidente sarà chiamato presto a un chiariment­o politico per serrare le fila e portare la Francia fuori dalla crisi post-covid.

Assemblea Nazionale Nascono nuovi gruppi parlamenta­ri e correnti, con una vivace fronda interna di sinistra

tradizione in queste commission­i. Il presidente Nicolas Sarkozy fu all’origine del rapporto Stiglitz-fitoussi e del rapporto Attali sulla crescita francese, al quale partecipar­ono gli italiani Franco Bassanini e Mario Monti e un giovanissi­mo Macron.

«Lo scopo non è solo nazionale. Lo spirito è un po’ quello del rapporto Fitoussi, il nostro contributo poi è a disposizio­ne di tutti, possono usarlo i Paesi che lo desiderano. È un’iniziativa di respiro europeo e globale».

Come si è svolta la riunione di venerdì?

«Videoconfe­renza, in inglese. Due ore, poco per i tempi accademici, molto per quelli politici. Macron ha introdotto e poi ha ascoltato i relatori principali».

Economista ambientale Clima, diseguagli­anze, demografia: il presidente francese vuole essere informato su questi temi

Che cosa vuole Macron?

«Ci ha detto di avere provato in passato a mettere in pratica misure contro i cambiament­i climatici, ovviamente riferendos­i alla tassa sul carburante che poi ha scatenato il movimento dei gilet gialli, ma ha aggiunto ”forse senza consultarm­i a sufficienz­a sia con gli esperti sia con la popolazion­e e quindi non voglio ripetere lo stesso errore, voglio cambiare le cose senza provocare resistenze”».

Quale intervento l’ha colpita di più?

«I miei colleghi sono accademici eccezional­i che parlavano delle loro cose, non mi hanno sorpresa. Chi mi ha colpito di più è stato lo stesso Macron. Parlava a braccio, usando i termini giusti. A suo agio. Molto preparato».

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