Chi si candida per Roma? La sfida (finora) è tra gli attori
Lui l’aveva buttata lì: «Se tornassi in politica, mi candiderei a sindaco di Roma». Poi, non sia mai qualcuno gli offrisse davvero la poltrona tra le più scomode d’italia, libera tra un anno salvo imprevisti, precisa: «Era una provocazione per la sinistra, la Capitale è una città difficilissima ed io voglio vivere. Qui ci vuole uno che entri nelle carni del popolo, come Petroselli con il suo naso da pugile. E che faccia un po’ anche da sceriffo, perché la maleducazione civica è innata. Però diamoci una mossa sennò se la prende Giorgia Meloni».
Intanto si fa sotto Enrico Montesano che rilancia: «A questo punto mi presento pure io, tanto noi attori non siamo da meno di tanti politici, anzi siamo pure meglio. Metto su una bella lista civica, così poi con Massimo famo scapoli contro ammogliati e vinca il migliore». Un pensierino tuttavia ce lo fa davvero: «Se mi sostengono, io la lista civica la faccio sul serio, non è che se uno fa l’attore non possa fare la politica». Punti forti del programma: «Decoro, buche, alberi pericolanti, venditori abusivi, rifiuti».
Un eventuale dubbio elettorale tra i due riveriti colleghi, Cristiana Capotondi lo risolve così: «Io sono milanesissima, non voto per il Campidoglio», spiega ridendo. «Stimo moltissimo sia Massimo che Enrico e noto che la rivalità tra Roma e Lazio è dappertutto». Ghini è giallorosso, Montesano biancoazzurro. «Io prima cittadina? No, no, posso lavare i piatti, fare la spesa, cucinare, amministrare proprio no, fare il sindaco di Roma è come dirigere la Protezione civile».
A malincuore si tira indietro Simona Marchini: «Avessi venti anni di meno mi candiderei io». E propone «una sorta di cordone sanitario per salvare la Capitale». Commenta sornione Gigi Proietti: «Si candidano Massimo ed Enrico? Mi sa che il coronavirus ci ha dato alla testa a tutti... Io al massimo mi proporrei come vigile urbano, quanto sarei bello in divisa».