M5S, Di Battista lancia la campagna da leader Ma c’è chi vuole Grillo
MILANO Un mese per decidere il destino del Movimento. Due visioni opposte che si stanno per scontrare: da un lato l’idea di una task force dall’altro la scelta di un nuovo capo politico, con Alessandro Di Battista che di fatto fa la prima mossa della campagna interna al M5S.
Lo scenario è complesso: malumori e insofferenze stanno montando. Una parte dei parlamentari ha chiesto a Beppe Grillo — sempre attivo sottotraccia nelle ultime settimane — di riprendere in mano le redini e guidare per un anno o due i Cinque Stelle durante questa legislatura (coadiuvato da un gruppo di lavoro a Roma). Ipotesi suggestiva ma che potrebbe essere bruciata sia dalla riserve dello showman (che preferisce in questa fase concentrarsi su questioni personali) sia dall’accelerazione centripeta in seno al Movimento.
Ecco allora che i big scaldano i motori. E si preparano a scendere in pista. I vertici M5S da Luigi Di Maio a Roberto Fico, da Stefano Buffagni a Paola Taverna vorrebbero proseguire l’esperienza giallorossa e nel frattempo far partire il processo di ristrutturazione interna, magari cambiando anche la regola dei due mandati. Davide Casaleggio è contrario sia a una nuova governance provvisoria sia a una deroga al tetto dei mandati. Ma è più isolato. Chi gli è vicino assicura che è convinto che presto cambieranno gli scenari. Intanto, preme per scegliere il nuovo leader.
In caso di votazione a breve, grande favorito è Di Battista che ieri non a caso ha lanciato il «servizio ambientale» (un programma infrastrutturale per dare lavoro ai giovani come accadde negli Usa durante il New Deal), che nelle intenzioni dell’ex deputato potrebbe diventare un cavallo di battaglia M5S, «il nuovo reddito di cittadinanza». L’elezione di Di Battista rappresenta una incognita per i parlamentari M5S: «Non è un mistero che io sia sempre stato contrario all’asse con il Pd, ma il vero pericolo ora è il governo tecnico», ha detto ai suoi interlocutori Di Battista.
Con queste premesse, i governisti pentastellati fremono. «Se viene eletto, durerà sei mesi», dicono. Ma intanto sono già partite le contromosse. La nascita della task force annunciata dal Corriere potrebbe subire una accelerazione: si chiamerà «comitato costituente» e la sua esistenza potrebbe essere votata a breve. E ovviamente la creazione escluderebbe la scelta formale di un nuovo capo (potrebbe essere, appunto, un capo ad interim: da qui l’idea di Grillo, mentre Taverna si è detta disponibile per un tempo limitato e Di Maio si sfila, cercando una sorta di leadership silenziosa, al di là delle cariche). Il comitato costituente dovrebbe durare un anno: ogni big presente avrà una delega su un tema ben preciso e dovrà riformare struttura, programma e rapporti con l’associazione Rousseau (ieri finita al centro di un esposto per i fondi di Italia 5 Stelle: «Destinazione legittima», è la difesa). Solo dopo, quasi in parallelo con la scelta del nuovo capo dello Stato, inizierà la nuova vita M5S.