«Ho il cielo pieno di angeli e un nuovo senso per la vita»
Dieci anni fa il trionfo a Parigi dell’azzurra: «La malattia mi ha regalato la pazienza»
messa in tasca dopo e il lockdown? il linfoma
«Io il mio patrimonio me lo porto dentro. Mi sono ripresa la salute, che non è poco, e il tempo. Ora mi rendo conto di quando vado troppo veloce. Il campione è chi sa fermarsi, respirare e dare alle cose il giusto valore».
Quale è il giusto valore delle cose?
«La pace interiore: dopo quello che mi è successo, ho l’obbligo di mantenerla. Quando me lo scordo, chi mi vuole bene mi richiama all’ordine: Franci stacca, prenditi i tuoi spazi. Un caffè, un libro, una passeggiata».
Quanto è presente, un decennio dopo, il ricordo di quel mitico Roland Garros?
«È buffo: ricorda più il corpo della mente. La sensazione della pancia e delle gambe per terra sul centrale ruvido,
Le giornate a 40 anni Il bistrot sui Navigli e il tennis con Mila. Coach di un uomo? Bella sfida dopo il match point con la Stosur, è qui con me. Sentivo la forma che mi cresceva dentro, partita per partita, fino alla finale. Un’emozione difficile da spiegare».
Uno stato di grazia?
«Una presenza grandissima: ero totalmente calata nel momento e nella situazione. Ricordo il pensiero prima dell’ultimo punto: mandami la palla, che la gioco come voglio io. Se mi servi sul rovescio, io la colpisco alta, in anticipo, e te la rimando sul rovescio. Io posso, io faccio, io, io, io. Zero paura, soltanto positività».
Poi la steccata di Stosur.
«Eh, qualche angioletto in quel momento è passato...».
Sono rimasti nel suo cielo, poi, quegli angioletti.
«A questo punto posso dire di credere nel destino: lo disegniamo noi. Poi ci sono forze più grandi che ci aprono le strade. Linfoma, è la diagnosi. Ti chiedi perché, perché proprio io? Io che non ho mai bevuto né fumato...».
Il tennis, con il suo stress e i suoi angoli acuti, potrebbe aver avuto un ruolo?
«No, non credo».
La risposta a tutte quelle