Mattarella premia gli italiani in prima linea nell’emergenza
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di Carlotta De Leo e Valentina Santarpia
Nominati Cavalieri della Repubblica dal presidente Mattarella. Sono in 57. Hanno combattuto il coronavirus. Dall’infermiera di Cremona che crollò stremata tra un turno di lavoro al rider che ha comprato mille mascherine per la Croce Rossa. Ma ci sono medici, volontari, insegnanti. Ognuno ha portato un contributo e si è «distinto nel servizio della comunità durante l’emergenza».
Come annunciato il 2 giugno a Codogno, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto insignire dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica un primo gruppo di cittadini, di diversi ruoli, professioni e provenienza geografica, che si sono particolarmente distinti nel servizio alla comunità durante l’emergenza del coronavirus. «I riconoscimenti ai singoli — scrive il Quirinale — vogliono simbolicamente rappresentare l’impegno corale di tanti nostri concittadini nel nome della solidarietà e dei valori costituzionali». I volti sono quelli, già visti molte volte sui giornali, dei ricercatori del Sacco di Milano e dello Spallanzani di Roma che hanno isolato il virus; degli inventori che hanno trasformato la maschera da sub in respiratore per i pazienti; del campione di rugby diventato volontario sulle ambulanze, dell’ex sottosegretaria alla Sanità tornata in corsia a Parma; dell’imprenditore che ha dato un posto di lavoro alla vedova del suo dipendente (morto per coronavirus), rimasta sola con tre figli.
Ma ci sono soprattutto, in questi 57 nomi, tanti sconosciuti: simbolo dell’«italia che non molla», scrive il ministro Luigi Di Maio. Sono gli «eroi normali», quelli che nell’epidemia hanno trasformato l’emergenza in solidarietà, ribaltando le regole del dare e dell’avere e regalando tempo, attenzioni, speranze e dimostrando che con dedizione, passione e compassione anche i
momenti difficili possono offrire occasioni di crescita. Come il prof che, dal suo letto di ospedale, ha continuato a fare lezione agli studenti, a distanza. Lo studente dell’alberghiero che si è messo a sfornare manicaretti da regalare ai medici e ai volontari. Il rider immigrato che ha voluto ricambiare l’accoglienza trovata in Italia consegnando, a sue spese, migliaia di mascherine. L’avvocato vercellese che ha «avuto tutto dalla vita, e ora sento di restituire». Il direttore della casa di riposo che, assieme al suo staff, si è messo in autoisolamento per evitare di mettere a rischio i pazienti anziani. I volontari, come Giacomo Pigni, il più giovane premiato, che a 24 anni ha arruolato amici e conoscenti per consegnare la spesa agli anziani di Legnano. Ci sono il vigilante e la cassiera, che hanno contribuito a mantenere in piedi il sistema nei giorni più duri del lockdown. L’addetta alle pulizie, parte di quella schiera di lavoratori che ha permesso alle strutture sanitarie di andare avanti nell’emergenza. Il carabiniere che ha destinato tutto il suo stipendio alla solidarietà.
E poi ci sono 11 medici (comprese due delle dottoresse che curarono il «paziente 1»): sono il simbolo di una categoria che non si è tirata mai indietro, nonostante sia stata spesso mandata allo sbaraglio. Un riconoscimento che «rappresenta un tributo all’impegno corale dell’intera professione, secondo i valori costituzionali e i principi del Codice di deontologia medica», scrive la Federazione. Sono 167 i medici morti finora, e queste onorificenze sono anche per loro.