Corriere della Sera

Le sofferenze nel Pd Pressing sul premier perché chieda già altri finanziame­nti

Verso un nuovo scostament­o di bilancio

- di Francesco Verderami

ROMA Avviso al navigante: il governo ha caricato di troppe aspettativ­e il Paese, ha trasmesso il messaggio che l’europa era pronta a coprire l’italia di risorse, che i sovranisti erano in rotta. Ma la narrazione non coincide con la realtà, perché le risorse saranno inferiori a quelle ipotizzate e la parte più significat­iva non arriverà in tempo utile. Così adesso bisogna fronteggia­re la crisi economica dopo la crisi sanitaria con una coperta corta, che espone ai rischi di una crisi sociale. Il navigante è Conte, l’avviso viene dal Pd, che teme un autunno drammatico e chiede al premier, per dirla con Bettini, «una strategia capace di affrontare mesi ancor più terribili di quelli che abbiamo alle spalle».

E si capisce come il problema sia di tali dimensioni che non si supera con un cambio alla presidenza del Consiglio, né si risolve con un rimpasto (come pure ha riproposto Sala in un’intervista al Corriere) o con un ipotetico allargamen­to della maggioranz­a. Il punto è che la coalizione di governo (e chi la guida) ha scommesso in proprio e una sua sconfitta potrebbe provocare sconquassi ben oltre il perimetro delle forze politiche. Per questo il Pd è preoccupat­o, perciò chiede che venga dismessa la dottrina degli annunci e — spiega un autorevole ministro dem — siano «affrontate subito tre questioni: la prima è far planare sul sistema economico le risorse già varate; la seconda è prepararsi senza remore ideologich­e a chiedere ulteriori fondi al Parlamento e all’europa; la terza è costruire un piano di interventi che chiuda la fase dell’assistenza e si concentri sugli investimen­ti. Basta con le manfrine».

Traduzione: per l’autunno servirà un ulteriore scostament­o del bilancio pubblico nell’ordine dei trenta miliardi, a cui andranno aggiunti «senza se e senza ma» i soldi del Mes. Ché poi è quanto ha fatto capire ieri in conferenza stampa un Conte ormai senza più alibi: «Sul Recovery fund abbiamo in effetti un problema di immediata spendibili­tà e stiamo lavorando per avere delle anticipazi­oni». Cambia la narrazione come precipitan­o i sondaggi, e non solo quelli personali del premier: perché il presidente di Confindust­ria avrà potuto usare «espression­i infelici», ma un report di Euromedia research racconta che il 52,6% degli italiani è insoddisfa­tto dei provvedime­nti di governo per le

le priorità Ma intanto i dem chiedono di far planare sul sistema economico le risorse già varate

1 0 5 i giorni che sono trascorsi dalla scoperta dei primi focolai di coronaviru­s a Codogno nel Lodigiano

9 i mesi da cui è in carica il governo gialloross­o guidato da Giuseppe Conte: ha giurato il 5 settembre scorso

imprese. Ed è solo l’inizio.

Non ci sono soldi e non ci sono appigli per Palazzo Chigi, a meno di scambiare l’apertura al dialogo di Berlusconi per un finanziame­nto (politico) a fondo perduto. Come anticipa il responsabi­le azzurro all’economia Brunetta, «o sostenitor­e la maggioranz­a del confronto, condivide con l’opposizion­e un piano di riforme nazionali, oppure il prossimo scostament­o di bilancio se lo vota da sola». Ecco la conseguenz­a dell’atteggiame­nto del governo denunciato dalla Meloni con il capo dello Stato: «Prima si sono presi in Parlamento i nostri voti, poi hanno usato le risorse senza nemmeno consultarc­i». E in effetti c’è stata finora a Palazzo Chigi una concezione unilateral­e dell’unità nazionale sollecitat­a da Mattarella. Ma l’idea di privatizza­re politicame­nte i profitti per la maggioranz­a, immaginand­o di statalizza­re le perdite dividendol­e con l'opposizion­e, non convince più nemmeno il Pd. Così va interpreta­to l’appello di Franceschi­ni, che evocando il secondo dopoguerra ha spiegato come «per ricostruir­e vanno messi da parte gli egoismi». Mai come oggi gli equilibri politici dip endono d ai fattori economici, orientata nella a maggioranz­a e rafforzare le preoccupaz­ioni il perimetro — della coalizione — sono frutto delle proiezioni per quanto potrà accadere nei prossimi mesi. Nell’attesa anche il fronte opposto resta tatticamen­te inchiodato alla richiesta del voto anticipato, perché un cambiament­o di copione dettato dal precipitar­e della crisi metterebbe a repentagli­o gli equilibri e le leadership del centro-destra. Più che insomma, mirano a un del a disarmo una i conflitto: due gestione schieramen­ti bilaterale, la maggioranz­a controllat­a spera di resistere per arrivare a gestire l’elezione del prossimo capo dello Stato, l’opposizion­e conta di succedergl­i a Palazzo Chigi. «A meno che non salti tutto. E allora — si lascia sfuggire un ministro del Pd — a quel punto c’è Draghi».

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