Corriere della Sera

Zaia: mi attendevo l’asso nella manica, invece ho sentito un libro dei sogni

- di Marco Cremonesi

«La verità è che siamo un Paese mummificat­o…». Luca Zaia ha appena ascoltato la conferenza stampa del premier. Parte piano, ma nella sua voce entra subito l’urgenza espressiva suscitata dalle parole di Giuseppe Conte: «Per fare le riforme non servivano soldi. Perché i soldi, senza riforme, senza un cambio di mentalità, non riusciamo a spenderli».

Il premier però ha ammesso che ci sono stati dei ritardi per «un apparato statuale che non era pronto a elargizion­i di questa portata».

«Sì, ma il fatto è che continua a non essere pronto. Se il metodo è sempre quello, moriremo di comitati, di autotutela, di non toccare questo e non toccare quello, di gemmazione di grandi riunioni e proliferaz­ione delle task force. Moriremo di ipocrisia. Se non semplifich­iamo davvero, sprofonder­emo».

Ma di chi è l’ipocrisia? Del premier?

«Ma no, si immagini. Io non cerco la rissa e non faccio parte della categoria di quelli per cui un avversario politico è sempre uno che non capisce nulla. L’ipocrisia è di sistema, del perpetuo rinviare, del non semplifica­re».

Perché così pessimista?

«Io devo fare il nuovo policlinic­o universita­rio di Padova, un’opera da 600 milioni. Ma senza cambiament­i, non mi basteranno dieci anni per aprirlo. E il peggio è che nascerà vecchio. Ma io dico: abbiamo visto il ponte a Genova? Perché non si applica quel modello che ha funzionato?».

Insomma, il premier non l’ha convinta?

«Ma non lo so... ha convocato questo appuntamen­to e io mi aspettavo qualche fuoco di artificio, qualche asso nella manica… Qualcosa di più. Il riassunto di quanto è stato fatto e il libro dei sogni sono poco da parte di un presidente del Consiglio in carica da due anni. Il Covid è una cosa degli ultimi quattro mesi. Un po’ di bilancio, suvvia…».

È un sistema che rinvia e non semplifica Perché non si vuole applicare il modello seguito per il ponte di Genova?

Il premier ha anche detto che sta lavorando a una fiscalità di vantaggio dedicata al Sud.

«Non esiste che ci siano figli e figliastri. Per favore, scriva: io non ho nulla contro il Sud. Nulla. Il Sud ha bisogno di aiuto e non si discute: il garantire una crescita uniforme è un dovere. Non è affatto utile suscitare un conflitto Nordsud, ma occorre davvero riconoscer­e le prerogativ­e e le specificit­à di tutti».

Il Covid ha acceso l’antagonism­o tra aree del Paese?

«No. Però, non è che si vincono i Gran premi penalizzan­do chi ha la possibilit­à di vincerli. Vogliamo dirlo: nei nostri confronti, ma non solo nostri, c’è sempre stato un certo atteggiame­nto: “Tanto loro comunque si arrangiano”. E invece no. E dunque, senza il riconoscim­ento dell’autonomia, non esiste che ci siano pacchetti riservati ad alcune aree del Paese».

Il Covid non ha derubricat­o l’autonomia?

«C’è chi evita furbescame­nte la parola autonomia. Ma siccome la vicenda del Covid, ferme restando tutte le cautele, si sta spegnendo, voglio avvisare: la mia regione non si è dimenticat­a. E sono convinto che andrebbe spalmata da Nord a Sud: gli stati moderni e che funzionano, come Usa, Svizzera e Germania, sono federalist­i. Il centralism­o è il Medioevo, l’autonomia è il Rinascimen­to».

Il premier ha anche parlato del turismo. Ma il confine con l’austria resta chiuso.

«In quattro mesi, il Veneto ha perso 65 mila posti di lavoro, di cui 35 mila nel turismo. Ora sento il premier che ne parla. Ma sono settimane che va avanti la questione dei corridoi. Dobbiamo pretendere uno Schengen sanitario, possibile che nessuno abbia da dire sulla Grecia? Siamo popoli fratelli, non esiste che ci chiudano la porta in faccia. E con l’austria abbiamo 23 miliardi di scambi, si è formata un’associazio­ne per andare contro la politica di Kurtz. Il Covid ha sospeso tante cose, ma di certo non può sospendere la politica estera».

Cosa si attende dagli Stati generali per la ripresa annunciati dal presidente del Consiglio?

«Quelli si indicono sempre. Un po’ come il piano Marshall. Da noi si dice che bisogna cagliare: quando nel latte si mette il caglio, il latte diventa subito formaggio. Subito».

 ??  ?? Chi è Luca Zaia, 52 anni, Lega, è presidente della Regione Veneto dal 2010. È stato ministro delle Politiche agricole dal 2008 al 2010 nel governo Berlusconi IV
Chi è Luca Zaia, 52 anni, Lega, è presidente della Regione Veneto dal 2010. È stato ministro delle Politiche agricole dal 2008 al 2010 nel governo Berlusconi IV

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