Una decina di stanze occupate, già tornati al lavoro 50 dipendenti. Il riavvio in anticipo rispetto al Ritz di Parigi e al Four Seasons di Londra
L’albergo a cinque stelle Palazzo Parigi, riaperto da ieri, con una decina di clienti. È tra i primi grand hotel di Milano ad alzare la claire alla reception il telefono ha ripreso a suonare e nella penombra dei corridoi è partito un via vai di fiori e decori, da posizionare nelle suite con inaspettate vista sulla città, dalla Madonnina ai grattacieli. «Durante il lockdown — raccontano alla reception — sono arrivate decine di telefonate dagli Stati Uniti al Qatar, per esprimere solidarietà». E adesso, finalmente, anche le prime prenotazioni.
Nei grandi hotel chiusi per mesi anche il tempo della manutenzione non si è mai fermato. Per sistemare gli interni, lucidare i marmi, pulire i pavimenti veneziani, magari per ridare luce, come a Palazzo Parigi, alla ristrutturazione finita nel 2013 del palazzo del Seicento — bombardato e ricostruito nel Dopoguerra, per decenni una banca — con i suoi spazi classici e moderni, tra quadri del 6-700 e arredi anni 50. Al ristorante, poi, il dialogo con i fornitori non si è mai interrotto (anche per occuparsi di quegli ospiti-residenti che da anni abitano in una parte dell’albergo). E ai tavolini del caffè nel giardino secolare, tra colonne di granito rosa e giovani ulivi sono stati tolti i divani, oggi troppo promiscui: i primi clienti si sono seduti, lunedì scorso, ben distanziati, per un aperitivo alla milanese. «Non è la tradizione della casa, ma così ci riavviciniamo alla città».