Dal renziano di ferro ai big di centrodestra Chi non vuole scaricare l’app anti-contagio
Faraone (Italia Viva): problemi di privacy. Bergamini (FI): l’uso dei dati mi preoccupa
C’è l’ala più a destra, con Lega e Fratelli d’italia, granitica contro Immuni, assieme al governatore del Veneto: «Così com’è l’app per il tracciamento dei contagi non funziona, e crea problemi — attacca Luca Zaia —: non abbiamo il governo della sanità e crea solo una babele ingestibile dove il cittadino decide cosa fare e cosa non fare». Sulla stessa linea dura c’è anche Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia), mentre il terzo leghista Attilio Fontana (Lombardia) usa cautela e fa sapere di aver installato sullo smartphone solo l’app regionale. Tra i moderati di Forza Italia si evidenziano però importanti distinguo tra favorevoli o meno al download dell’app, scaricabile dal 1 giugno, e commissionata dal governo per tracciare i contagi da Covid-19 registrando spostamenti e dati personali.
Vere e proprie crepe, invece, nella variegata compagine che sostiene il governo Conte II. Il primo esempio è quello di Davide Faraone, renziano di ferro e capogruppo di Italia viva al Senato: «Non scaricherò Immuni: c’è un problema di privacy, però rispetto tutti quelli che la stanno scaricando — dice —. La vera garanzia sulla privacy si basa sulla volontarietà di scaricarla sullo smartphone, e su questo ho vinto la battaglia». Altro «no» di peso è quello di Riccardo Nencini, presidente del Partito socialista, senza il quale non esisterebbe il gruppo renziano in Senato: «Voglio risposte chiare dal governo sul trattamento dei dati raccolti: se mi soddisferanno potrei anche cambiare idea». Posizioni opposte, ad esempio, rispetto a quella del sottosegretario Ivan Scalfarotto, anche lui renziano, primo membro del governo a twittare: «Io ho scaricato Immuni».
Chiamando una lunga serie di parlamentari, da destra a sinistra, più di uno racconta a taccuini chiusi che a frenare una nutrita truppa c’è anche il timore che l’app anti Covid possa diventare troppo invasiva, rischiando di arrivare a
Deputato di Italia viva, 44 anni, non scaricherà Immuni: «C’è un problema di privacy»
ledere la sfera sentimentale. «Non scarico la app fino a quando non sarò sicuro che i dati degli italiani, la loro vita privata, non vadano in mano a qualcuno che ha magari soci cinesi — attacca il leader della Lega Matteo Salvini —. Ci penso 18 volte... perché la Cina non è una democrazia». Gli fa eco Massimiliano Capitanio, evocando «gli hacker che potrebbero prendere in ostaggio centinaia di migliaia di telefoni». Mera contrapposizione politica? «Niente affatto: noi pensiamo solo ai cittadini — replica al Corriere Riccardo Molinari, capogruppo del Carroccio alla Camera —. Non siamo al Grande fratello: questo governo con l’emergenza Covid ha avuto rigurgiti autoritari». Contrario anche l’altro leghista Diego Binelli, l’ultimo deputato risultato positivo (ma asintomatico) che ha costretto sette colleghi alla quarantena.
Tra i vertici di Forza Italia le posizioni sono diverse, e con toni più bassi. «Immuni? Ancora non l’ho scaricata, ma lo farò di certo», dice Mariastella Gelmini, capogruppo a Montecitorio. Mentre Deborah Bergamini è contraria: «Niente download. Non mi è chiara la portata: sono preoccupata per l’utilizzo dei dati: è una battaglia che faccio da sempre. I governi si stanno mettendo a fare concorrenza ai grandi player internazionali di questo settore e sono nettamente contraria». È un dubbioso, invece, Renato Brunetta: «Sono interessato — dice l’ex ministro per l’innovazione —, ma non posso prendere una decisione emotiva, ma scientifica».
Con Fratelli d’italia torna invece durissima la posizione anti app: «Non è tollerabile pensare che milioni e milioni di cittadini possano essere “schedati” dal governo senza che il Parlamento italiano sia stato coinvolto», tuona il partito di Giorgia Meloni. «È liberticida e inefficace: me lo hanno detto tutti», aggiunge il senatore Ignazio La Russa. E contrarissimo rimane anche il meloniano Edmondo Cirielli, risultato positivo per ben due volte al coronavirus: «Ho fatto il test sierologico e ora sono tranquillo: non posso contagiare più nessuno».