Il virologo di Londra: «Ci hanno contagiato italiani e spagnoli»
● Si è dovuto dimettere dopo che è stato scoperto a violare la quarantena con l’amante
Il coronavirus in Gran Bretagna? Lo hanno portato gli italiani (e gli spagnoli). Ed è solo con l’arrivo degli untori dal Mediterraneo che si spiega la strage da Covid-19 Oltremanica, dove ormai i morti hanno superato quota 50 mila.
È questa, in sostanza, la tesi sostenuta martedì davanti alla Camera dei Lord dal professor Neil Ferguson dell’imperial College di Londra (sì, proprio lui, quello che il mese scorso aveva dovuto lasciare l’incarico di consulente del governo perché beccato a convegno con l’amante in pieno lockdown).
Il triste primato britannico in termini di vittime, secondo il professore, è dovuto al fatto che il virus è arrivato su quelle isole da sorgenti inaspettate: e le analisi hanno rivelato che gran parte dei contagi aveva avuto origine in Italia e Spagna.
«Ci stavamo preoccupando della Cina e di altri Paesi asiatici — ha detto Ferguson durante la sua audizione davanti ai Lord — mentre è chiaro che c’erano centinaia se non migliaia di persone infette che arrivavano da Italia e Spagna». Questo spiegherebbe, secondo il professore «perché le cifre della mortalità sono risultate più alte di quanto sperassimo».
Ieri il conto ufficiale dei decessi presentato dal governo ha sfiorato quota 40 mila. Ma secondo l’ufficio Nazionale di Statistica, già al 30 maggio soltanto in Inghilterra e Galles i morti con Covid-19 confermato o sospetto erano oltre 44 mila: se a questi si aggiungono poi i decessi in Scozia e Irlanda del Nord, il bilancio totale supera i 50 mila. va detto comunque che anche in Gran Bretagna la curva dei contagi è ormai in discesa e soprattutto as Londra il coronavirus è in via di sparizione.
E’ però abbastanza ironico che proprio mentre gli esperti puntano il dito sugli arrivi dall’estero all’inzio della pandemia, solo ieri il governo abbia presentato in Parlamento il provvedimento che obbliga chiunque provenga dal di fuori della Gran Bretagna ad auto-isolarsi per due settimane. Questo regime di quarantena scatterà dall’8 giugno e sarà in vigore almeno per tre settimane, dopo di che sarà riconsiderato: ma è probabile che verrà soltanto «alleggerito» con l’istituzione di «corridoi aerei» verso alcuni Paesi a basso rischio ancora da individuare.
Rispondendo a una domanda della Rai nel corso della conferenza stampa di ieri da Downing Street, Boris Johnson ha espressamente invitato i nostri connazionali a fare ritorno in Gran Bretagna: «Tuti binvenuti!», ha esclamato in un improbabile italiano, salvo poi aggiungere (in inglese) «ma dovete fare la quarantena».
In effetti è vero che, rientrando a Londra dall’italia ai primi di marzo, non si veniva sottoposti a nessun controllo: nei nostri aeroporti si era accolti da personale in tuta e mascherina che prendeva la temperatura a ogni passeggero, di ritorno a Londra invece tutto filava liscio, come se niente stesse accadendo.
Ma l’impressione è che qui adesso sia cominciato lo scaricabarile: perché in qualche modo bisognerà spiegare come mai la Gran Bretagna abbia fatto peggio di tutti gli altri Paesi europei. Il professor Ferguson era stato decisivo nel convincere Boris Johnson a imporre il «lockdown»: senza le chiusure, aveva vaticinato, ci sarebbe stato mezzo milione di morti. Bloccando tutto, lo scienziato prevedeva un danno «limitato» a ventimila vittime. Ora però i conti non tornano, perché i decessi sono più del doppio: e a qualcuno bisognerà pur dare la colpa. Meglio se arrivato da fuori.
● Il Brasile ha registrato un nuovo record di decessi, con 1.262 morti in 24 ore, per un totale di oltre 31.199 morti. I principali focolai sono lo Stato di San Paolo e quello di Rio de Janeiro. In entrambi è stato allentato il lockdown
Abbiate fede che cambieremo il Brasile. Mi dispiace per tutte le persone che sono morte, ma è la fine che dobbiamo fare tutti noi, prima o poi