Il capo della polizia: «Donald, taci»
«Parlo al presidente degli Stati Uniti a nome dei capi della polizia di questo Paese: se non hai qualcosa di costruttivo da dire, come Forrest Gump, allora non dirla: tieni la bocca chiusa perché stai mettendo uomini e donne ventenni a rischio». Raramente gli eccessi verbali di Donald Trump sono stati contestati con tanta durezza anche da esponenti politici del partito democratico. Sorprende, quindi, che a uscire allo scoperto sia Art Acevedo, il capo della polizia di Houston, la più grande metropoli del Texas e città di George Floyd: qui verrà celebrato il suo funerale martedì prossimo. Proprio questa situazione straordinaria spiega l’asprezza della reazione di Acevedo agli inviti di Trump a usare il pugno di ferro contro la protesta, ricorrendo a termini come «dominazione» e minacciando di mandare l’esercito. Il Texas è orgoglioso della sua autonomia e a maggioranza repubblicana. Houston è governata da un sindaco democratico di colore, Sylvester Turner, che nel 2016 ha chiamato Art come capo della polizia. Lui in realtà si chiama Hubert Arturo Acevedo, è nato a Cuba 57 anni fa ed è emigrato negli Usa quando aveva quattro anni. È stato capo della stradale di Los Angeles e poi della polizia di Austin ed è convinto che la polizia fa bene il suo lavoro «se ha il consenso della gente, non con la dominazione». Per questo Acevedo, che ha fin qui gestito la crisi senza gravi incidenti respinge — evidentemente d’accordo col sindaco — l’uso dell’esercito mentre invita la gente a «continuare a marciare pacificamente». E poi si prende anche la libertà di attaccare con parole sprezzanti lo stile del presidente: «Abbiamo bisogno di leadership, di un leader che si comporti da presidente e non come nello show televisivo The Apprentice: questa non è Hollywood, è la vita reale e vite reali sono a rischio». Acevedo si qualifica come repubblicano, ma parla di se stesso come di un Rino, definizione, in genere usata in senso spregiativo, dei «repubblicani solo di nome» i conservatori iconoclasti. E, infatti, Art si spinge fino al punto di dire ai giovani di «farsi sentire nell’urna elettorale».